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Tutto quello che c'è da sapere sul visore Apple Vision Pro

 
 
Presentato alla WWDC 2023, l’annuale conferenza degli sviluppatori legati all'azienda di Cupertino

Nei 12 anni di Tim Cook a capo di Apple le novità non sono mancate, ma il visore VisionPro è il primo prodotto hardware pensato, nato e sviluppato totalmente sotto la sua supervisione. Arriva dopo sette anni di sviluppo e vanta una tecnologia avanzatissima, un design originale, un sistema operativo ad hoc; prima ancora di essere presentato ha già avuto l’attenzione dei media e l’interesse degli appassionati. Gli manca un ecosistema, e per questo è stato presentato alla WWDC, l’annuale conferenza degli sviluppatori: ad Apple servono le loro app, le loro idee e le loro intuizioni per poter avere successo dove altri hanno fallito. “Vision Pro è un prodotto rivoluzionario, che solo Apple poteva realizzare, una piattaforma tutta nuova, che presenta incredibili opportunità per gli utenti e per gli sviluppatori”, dice Tim Cook in chiusura del keynote.

Realtà virtuale, mista e aumentata

La realtà aumentata è una tecnologia che consente di sovrapporre al mondo fisico delle informazioni digitali. Esiste già da tempo: nelle Mappe di Apple (ma anche in Google Maps), ad esempio, si inquadra la strada con la fotocamera e le indicazioni del navigatore compaiono sul display come se fossero scritte direttamente sull’asfalto. Sugli App Store sono disponibili varie applicazioni per provare mobili o vestiti, e molti giochi, tra cui il più famoso è certamente Pokémon Go, che per primo ha portato la realtà aumentata all’attenzione del grande pubblico. 

Vision Pro, tuttavia, adotta una tecnologia diversa, chiamata realtà mista: con un bottone simile alla digital crown dell’Apple Watch è in grado di passare dalla realtà aumentata a quella virtuale. E così diventa una versione hi tech del visore della PlayStation o del Quest di Meta: il mondo esterno è tagliato fuori, ci si muove in una realtà immersiva e isolata, quella che siamo abituati a chiamare metaverso. Il passaggio è immediato e visibile all’esterno: da trasparente, il visore diventa infatti opaco, s’illumina di animazioni colorate o mostra quello che sta vedendo chi lo usa. Ma basta che qualcuno ci rivolga la parola perché torni trasparente, per permettere di interagire in maniera naturale, salvo poi immergerci di nuovo nella realtà virtuale. In realtà “trasparente” è un’approssimazione: quella che si vede all’esterno, infatti, è una rappresentazione digitale ad alta risoluzione dei veri occhi di chi sta usando Vision Pro.

Così è inevitabile che la lista delle controindicazioni sia lunga: va dalle vertigini alle emicranie, dalle lesioni cerebrali post traumatiche alla gravidanza. Nell’uso pratico è possibile indossare il visore Apple più a lungo rispetto ai concorrenti, per la migliore ergonomia e il peso limitato. Ma l’autonomia limitata a due ore è un falso problema, perché molto probabilmente ci si stancherà prima.

 
 
5000 brevetti

Come già altre volte, l’azienda di Cupertino non arriva per prima, anche se alcune soluzioni tecnologiche sono davvero da primato, per un totale di 5000 brevetti. Ad esempio la risoluzione dei due piccoli display o le 12 telecamere per riprendere il mondo esterno e i movimenti delle mani (non ci sono controller, a differenza dei visori Meta): una quantità enorme di dati, gestita dai processori M2 di Apple già visti sugli ultimi Mac e da un nuovo chip, chiamato R1. C’è poi la scansione dell’iride (Optic ID) per proteggere i dati e riconoscere l’utente, manca invece la connessione cellulare: per ora Vision Pro si può utilizzare essenzialmente in ambienti chiusi o controllati, come la casa, l’ufficio, la palestra. Il design, infine, ricorda un po’ degli occhiali da sci e riprende alcuni elementi dalle cuffie AirPods Max; la parte frontale è in vetro curvo, il corpo in alluminio. La grossa fascia posteriore è in tessuto e si può cambiare; è disponibile in diverse forme e misure, per adattarsi la meglio alla testa. Per chi ha bisogno di occhiali, è possibile installare delle lenti magnetiche. L’audio spaziale è riprodotto da due piccoli altoparlanti inseriti nelle fasce laterali, che lasciano libero l’orecchio per sentire cosa succede fuori. Peccato solo per la batteria esterna, che va indossata alla vita ed è collegata al visore con un cavo.

Che cosa si può fare

Ma se si può avere la realtà aumentata su uno smartphone, perché usare degli occhiali, che sono molto più invasivi? Questa è la domanda cui dovrà rispondere Vision Pro. Apple ha sviluppato app dedicate per il dispositivo, e Safari, Foto, Messaggi, Mappe, Apple Music e altri programmi saranno ottimizzati per Vision Pro. FaceTime supporterà chat individuali con avatar realistici che presentano il volto e il corpo dell'utente, mentre le chat di gruppo utilizzeranno i Memoji. C’è un'app per il fitness e una per la meditazione, e non manca Apple TV+.

Secondo Apple non sarà difficile portare app e giochi per iPhone e iPad sulla piattaforma software visionOS, e l’interazione non sarà un problema: in mancanza di mouse o schermi touch saranno gli occhi a fare da puntatore. Per selezionare un’app o un oggetto basta guardarlo, e un sofisticato sistema di tracciamento registra i movimenti oculari; poi si interagisce con i gesti. Il visore funge anche da monitor esterno per un Mac; per scrivere si può usare la tastiera del computer, visibile attraverso il display, oppure quella virtuale. Più interessante sarà capire come navigare nell’App Store dedicato, installare le applicazioni, registrarsi; e in generale come cambieranno le applicazioni alla luce delle nuove modalità di interazione.

Per pochi

È la prima volta che Apple lancia una nuova categoria di prodotto partendo dal suffisso Pro: di solito lo utilizza per le versioni avanzate di modelli già esistenti. È facile immaginare che arriverà presto almeno una versione normale, poi forse altre più economiche: secondo le indiscrezioni, a Cupertino sono già al lavoro su altri due modelli del visore. Intanto, come dice il nome stesso, il Vision Pro non è un prodotto per il grande pubblico: né per il design, né per le funzionalità, né per il prezzo (3500 dollari). Sarà disponibile solo l’anno prossimo, e le previsioni di vendita sono prudentissime, si parla di un milione contro i 235 milioni di iPhone venduti nel 2022. Per Cupertino, insomma, è poco più di un test, e solo tra qualche anno sarà possibile dire se sarà riuscito o no. 

Oggi grandi e piccoli nomi del mondo della tecnologia sono impegnati nella corsa all’intelligenza artificiale generativa, sul modello di ChatGPT, la prima applicazione del genere diventata davvero popolare. A Cupertino non se n’è parlato, anche se certamente ci stanno lavorando, e nemmeno si è parlato di metaverso. Sull’idea di realtà digitali alternative hanno già scommesso in parecchi, da Google a Microsoft, ma se oggi il settore mostra qualche segnale di interesse è solo grazie a Sony e Meta: i videogiochi in realtà virtuale sono però pochi e non entusiasmanti, mentre gli sforzi di Zuckerberg per costruire il suo metaverso non hanno dato finora grandi risultati. La situazione potrebbe cambiare con l’arrivo di Apple, e infatti a Menlo Park si sono affrettati ad annunciare la nuova generazione del loro visore VR Oculus, che offre anche qualche funzione di realtà aumentata.

Una strada per il futuro

Il primo iPod era compatibile solo con Mac, al lancio l’iPhone non aveva l’app store, l’iPad era pesante e scomodo, l’Apple Watch era pensato come un gadget di lusso. Questi dispositivi sono entrati nella vita quotidiana di miliardi di persone grazie a un lungo lavoro articolato su più fronti: un costante miglioramento nella tecnologia, nel design, nell’usabilità; la comprovata abilità di Apple nel marketing; la spinta degli ecosistemi. 

Succederà lo stesso con Vision Pro, e allora la data di oggi potrebbe davvero segnare una nuova era nella storia dell’informatica e un nuovo capitolo per Apple, che finalmente si dimostra capace di guardare oltre l’iPhone. Perché Apple Watch e AirPods rimangono degli accessori, per quanto popolari e redditizi, mentre il visore non ha bisogno di altri dispositivi per funzionare. E così Vision Pro sembra riproporre una strategia che Apple ha adottato già altre volte: sacrificare un prodotto di successo prima ancora che inizi la fase del declino. Lo spiegò Steve Jobs, alla presentazione dell’iPhone nel 2007: “Bisogna pattinare verso dove il disco sta per arrivare, non dove è già stato”, disse citando Wayne Gretzky, popolarissimo giocatore di hockey su ghiaccio. “Ad Apple abbiamo sempre cercato di fare così, fin dall'inizio. E lo faremo sempre”.

Via lastampa.it

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