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Apple svela i nuovi Mac. Potenza al vertice del mercato, display avanzati e una rivoluzione per la grafica

Salto generazionale per i computer della Mela, che puntano sul potenziamento dei chip della categoria M1. Arrivano anche aggiornamenti gli AirPods 3

 
"UNLEASHED", ovvero "scatenato", con questa parola Apple ha intitolato l'evento di ottobre 2021. Dopo il classico appuntamento settembrino con gli iPhone, l'azienda della Mela sceglie il 18 ottobre per svelare la nuova generazione dei computer Mac, in un mercato che ha visto crescere Apple in termini significativi anno su anno. E seguendo la ormai consolidata scia degli ultimi tempi, anche "Unleashed" è stato un evento  in streaming dall'Apple Park di Cupertino, con una connotazione decisamente "Pro", perchè questi nuovi Mac nascono per quella che oggi è l'utenza professionale più affamata di innovazioni. E quindi i "creator" di contenuti, sempre più esigenti in termini di potenza di calcolo dei computer, capacità di elaborazione grafica, velocità di elaborazione.


Così Tim Cook apre le danze del keynote con i nuovi AirPods e un refresh a colori degli HomePod Mini, ma si passa subito al piatto forte, i nuovi MacBook Pro. Ed è il secondo salto generazionale per i Mac nel giro di un anno. Cambia tutto, processore, schermo, capacità dell'hardware. I nuovi SoC (System on Chip, ovvero il cuore dei nuovi computer) sono un'evoluzione dei chip M1, presentato un anno fa e già al tempo significativamente più potenti della stragrande maggioranza delle configurazioni "classiche" Intel/Amd disponibili sui Mac fino a quel momento. Si chiamano M1 Pro e M1 Max , sono chip prodotti con tecnologia a 5 nanometri e secondo Apple garantiscono un salto di potenza fino a quattro volte sugli M1 classici. Tra M1 Pro e M1 Max, la differenza sta nella capacità complessiva, nella scalabilità della memoria e nell'attenzione particolare alla capacità grafica.

Centrale di potenza. Per capire come funzionano gli M1 è necessario illustrare almeno brevemente l'architettura. Mentre nei computer con chipset "classico" (compresi quindi i Mac M1) ogni circuito ha il suo spazio definito, anche se integrato, M1 è un System on chip che in un'unica struttura incorpora chip centrale, unità grafica e memoria. Tutto insieme, a distanza zero, il che significa che la trasmissione delle informazioni da un'unità all'altra è pressoché istantanea, non ci sono "colli di bottiglia" o driver particolari da impiegare. E' un'unica "centrale di potenza", che in questa generazione acquista scalabilità. La precedente generazione di M1, quella contenuta negli ultimi MacBook Air, Pro, Mini e iMac, aveva un massimo di otto unità operative di calcolo (sei di potenza e due a risparmio energetico) e massimo otto unità grafiche (sette negli Air e in alcuni iMac). Il massimo della memoria supportata era 16 gigabyte. Ecco, in questi nuovi Pro le unità grafiche salgono da un massimo di 8 a un minimo di 16, e possono essere configurate fino a 64. La Ram supportata arriva a 32 gigabyte e insomma, li vedremo alla prova presto, ma il salto prestazionale degli M1 era già impressionante un anno fa. Con queste specifiche, i MacBook diventano delle belve di potenza grafica ed elaborativa. Con l'M1 del 2020, applicazioni esose in termini di risorse (After Effects, Cinema 4D, Blender, Motion) che acquisivano una scioltezza impressionante (i nostri test si sono svolti su Final Cut Pro X e Logic, nativi per M1, e anche su app non ottimizzate che comunque guadagnavano in velocità). Questi nuovi SoC riprendono il discorso da quei punti rimasti un po' in sospeso con gli M1, portando la fascia alta dei Mac al vertice prestazionale del mercato, e sistemando le inevitabili incertezze iniziali che una nuova tecnologia presenta. C'è spazio anche un motore neurale a 16 core in grado di macinare più algoritmi di machine learning , e un redesign energetico per l'ottimizzazione dei consumi della batteria.

 
Le new entry e gli addii. Ma questi nuovi MacBook Pro sono una generazione completamente nuova, acquistano (e recuperano) caratteristiche rispetto alla precedente e ne abbandonano qualcuna. Ad esempio, addio alla "Touch Bar", una striscia Oled che in alcuni modelli di MacBook Pro dal 2016 a prima degli M1 occupava la zona superiore della tastiera, un mini-display orizzontale e touch, che avrebbe dovuto fornire ulteriore usabilità al computer e alle applicazioni ma che in realtà non è mai stato particolarmente apprezzato da utenti e sviluppatori. E quindi so long, Touch Bar. Ma arrivano diverse novità rilevanti. Del Soc abbiamo detto, ma sta dentro e non si vede. Quello che si vede invece è un nuovo display Liquid Retina XDR Promotion - ovvero cn refresh a 120 hertz -  da 14 o 16 pollici con tecnologia Mini-Led, come sugli ultimi iPad Pro. Ci sono due versioni, il 14 pollici ha  3024 x 1,964 pixel, il 16 pollici 3,456 x 2,234. La peculiarità dei Mini-Led è che avvicina sostanzialmente la qualità dei display a quella di un Oled, senza i rischi di permanenza dell'immagine in caso di visualizzazione prolungata di elementi fissi (pensate all'interfaccia di un foglio di lavoro ad esempio), migliorando la qualità della resa del colore nero. L'iPad Pro più recente utilizza i Mini-Led e il salto di qualità è sensibile rispetto ai precedenti display Lcd, vedremo questi MacBook Pro come saranno dal vivo.

Le rentrée. Sono diverse e tutte interessanti, la più scenografica è sicuramente il ritorno del MagSafe, che aveva debuttato proprio sui MacBook ormai dieci anni fa, poi sostituita nel 2016 dalle connessioni Usb-C. MagSafe è di fatto un aggancio magnetico del connettore di ricarica alla porta del Mac, che impedisce ad esempio di tirarsi dietro il computer e farlo cadere se si inciampa sul cavo di ricarica. Che grazie ai magneti si stacca, evitando il peggio.
Tornano poi le porte video e lo slot per le SD direttamente sul corpo macchina, evitando di usare dongle o docking station per le operazioni di trasferimento dati più comuni. E le porte fino a ieri basate su tecnologia Thunderbolt 4 diventano tre. I prezzi partono da 2349 euro per il 14 pollici e 2849 per il 16 pollici, con degli sconti per studenti e settore Education. Nella configurazione quasi top spec, per noi ottimale (64gb di ram, 32 gpu, ssd da 2 tera) si arriva a 4869 euro, con un ssd da 8 tera siamo a 6939 euro

 
I nuovi AirPods e HomePod Mini. Terza generazione per gli auricolari wireless presentati originariamente nel 2016, e ora dotati di driver per i bassi migliorati e stelo più corto, mutuato dagli AirPods Pro. L'idea qui è migliorare la qualità di ascolto e con gli algoritmi Adaptive Eq, l'equalizzazione si adatta automaticamente all'orecchio dell'ascoltatore. Ottimizzati i tempi di ricarica e di durata della batteria, e ora la custodia è anche MagSafe oltre che wireless. Rimangono in listino gli AirPods 2, i Pro e i Max. Gli HomePod Mini acquistano varianti di colore, ora sono cinque tonalità in tutto, inclusi il bianco e il nero originali.

 

Via lastampa.it

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