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Record di studenti italiani alla Conferenza mondiale degli sviluppatori Apple

Delle 350 borse di studio messe a disposizione da Cupertino per partecipare alla WWDC, una su sei è andata al nostro Paese: molti dei vincitori vengono dalla Developer Academy di Napoli












La Worldwide Developers Conference è l’annuale incontro degli sviluppatori che realizzano app per le varie piattaforme Apple: Mac, iPhone e iPad, Watch e TV. Per partecipare ci sono due modi: acquistare un biglietto (a 1599 dollari, ma bisogna esser fortunati perché finiscono in poche ore e vengono assegnati tramite una lotteria) oppure vincere una delle borse di studio messe in palio da Apple. Quest’anno erano circa 350, per sviluppatori da tutto il mondo, e agli italiani ne sono andate una sessantina: quasi una su sei, un record. Tra i vincitori, 44 provengono dalla Developer Academy di San Giovanni a Teduccio o da università partner, altri 7 sono ex studenti, altri ancora si sono fatti strada da soli. Le italiane premiate sono 6, nel 2017 era soltanto una. Per tutti l’appuntamento è il 4 giugno a San Jose, quando il keynote del Ceo Tim Cook darà il via a cinque giorni fitti di incontri, lezioni e seminari.

Forme e colori
Per candidarsi, Apple richiede di inviare il progetto di un’app dove siano impiegate le ultime novità software ma al contempo si riveli la personalità del candidato. Perché il codice non è solo una sequenza di lettere e numeri, ma anche un mezzo di espressione, una lingua capace di riflettere il carattere, la cultura la sensibilità di chi la usa. «Vedo l’informatica, e la tecnologia in generale, come un’opportunità di espressione per qualsiasi individuo», osserva Lorenzo Bernaschina, di Como, 23 anni fra poco, programmatore autodidatta da quando ne aveva 15. «Credo che la grande rivoluzione dell’informatica e dei Personal Computer sia stata proprio quella di mettere chiunque nelle condizioni di poter creare e costruire cose nuove. Per questo cerco sempre di realizzare app che stimolino la creatività delle persone e le coinvolgano in maniera attiva». Alla WWDC ci andrà per la seconda volta: l’anno scorso fu selezionato con un progetto per disegnare utilizzando solo quadrati, triangoli e cerchi, assemblandoli per ottenere forme più complesse. Quest’anno, invece, il progetto «nasce da un lungo studio della teoria dei colori sia da un punto di vista percettivo e sensoriale sia da un punto di vista tecnico, dal momento che il sistema di rappresentazione cromatico dei computer è diverso da quello con cui gli esseri umani hanno familiarità».

In precedenza, Lorenzo ha realizzato una guida di Como in cui ha integrato funzionalità vocali e percorsi di visita che includono esperienze tattili per non vedenti. «Trovo di estrema importanza progettare esperienze e interfacce accessibili a tutti: sto cercando di individuare una relazione tra frequenze sonore e cromatiche per permettere di giocare con la mia app anche a persone con qualunque tipo di disabilità visiva». 

Avere vent’anni  
«Per me la WWDC significa incontrare ragazzi di talento e con una visione del mondo interessantissima, imparare tutti i trucchi del mestiere per sviluppare app sempre più innovative, giocare con le ultime tecnologie Apple per trovare nuove ispirazioni, e avere dagli ingegneri e designer di Cupertino un feedback per le mie app che si è sempre dimostrato preziosissimo per crescere», dice Cesare De Cal, milanese, 20 anni: prima di questa edizione era già stato due volte alla WWDC con una scholarship, nel 2015 e 2016, e lo scorso anno a vincere è stato il fratello. Tra una sessione e l’altra, ha avuto modo di incontrare Tim Cook e farsi un selfie con lui («Ãˆ stato molto gentile e disponibile»). La sua app più popolare si chiama Vita e serve per insegnare la matematica ai bambini, ma stavolta ha vinto con Beeply, un interprete in realtà aumentata: basta puntare iPhone o iPad verso un oggetto per sapere come si chiama in un’altra lingua.

Realtà aumentata  
Giovanni Filaferro, di Grado, studia Ingegneria Informatica al Politecnico di Milano. Ha 22 anni e questa è la sua quarta WWDC di fila. «Non è solo il modo migliore per imparare moltissime cose e scoprire le ultime novità - dice - ma è anche un trampolino di lancio per stringere numerose amicizie con persone da tutto il mondo che condividono i tuoi stessi interessi con la tua stessa intensità ed entusiasmo. Amicizie che durano nel tempo e con cui si rimane in contatto sempre, come ad esempio quella con Nicola Giancecchi (di San Marino, anche lui vincitore della scholarship di quest’anno) oppure quelle con altri ragazzi americani e asiatici».

Stavolta Giovanni ha inventato un gioco, che descrive così: «Tutto inizia in un’isola in mezzo al nulla. Blocchi si generano all’infinito dal basso e in cima a questa montagna di blocchi si trova una gemma preziosa. Lo scopo del gioco è quello di rompere i blocchi in basso senza far cadere la gemma; più se ne rompono e più punti si guadagnano». Il gioco, molto semplice, è in realtà molto complesso da realizzare e fa uso anche della realtà aumentata: «Ãˆ un tipo di interazione nuovo - spiega - che diventerà sempre di più integrato nella vita di tutti noi per aiutarci tramite applicazioni a risolvere molte faccende della vita quotidiana in questo modo veloce, intuitivo e anche simpatico».

Il codice dei sentimenti  
Anche quella di Giovanni Monaco, 28 anni, non è ancora un’app, ma un Playground Book, un progetto realizzato in Swift, il codice usato per le app Apple. Si chiama The Cuties: code and love e vuole portare ai bambini alcuni concetti di programmazione, con un gioco che parla di inclusione e diversità. Protagonisti sono sei pupazzetti nati dai disegni dei nipoti di Giovanni e dalla domanda di uno di loro: «Ehi, zio GioGio, sai che il mio amico Alessio ha due papà? È forte». Nel gioco non si può scegliere il personaggio che ci rappresenta: «La mia storia è stata tutta sui sentimenti e gli esseri umani non possono controllarli». 

I Cuties insegnano che all’amore non si comanda, ma al codice sì: «Diventare sviluppatore iOS è stata una scelta di vita ben ragionata. Non a caso ho deciso di lasciare il mio lavoro a tempo indeterminato per far parte dell’Apple Developer Academy. La mia grande fortuna è venire da un background tecnico (laurea magistrale in ingegneria delle telecomunicazioni) e al tempo stesso essere appassionato di design e grafica», spiega Giovanni. Ha cominciato da poco, nel gennaio dello scorso anno, e prima di arrivare alla Developer Academy ha frequentato uno degli iOS Foundation Program che si tengono in collaborazione con Apple in altre università campane. Oggi fa parte di due diversi team nell’Academy napoletana: con il primo ha sviluppato Seacretly, un’app per la condivisione di messaggi anonimi, con il secondo NoiseGate, che misura l’impatto dell’inquinamento acustico sulla salute e il benessere mentale. Attualmente sta realizzando un’app sull’intelligenza emotiva dei bambini.

Dieci anni  
L’App Store, il negozio digitale di iOS, compirà dieci anni il prossimo 10 luglio. Secondo App Annie, fino al 2017, glli utenti hanno effettuato 170 miliardi di download e speso 130 miliardi di dollari. Tra il 2010 e la fine dello scorso anno, sono 10.127 le app che hanno incassato più di un milione di dollari. E 1647 quelle che hanno superato i 10 milioni. Lo scorso anno sono state 2.293 le app che hanno ottenuto tra 1 e 10 milioni di dollari e 564 quelle che hanno superato questa soglia. Nonostante sia molto meno diffuso di Android (il sistema operativo mobile di Google), iOS fa più soldi. Dall’App Store, infatti, passa il 30% dei download complessivi e il 66% della spesa degli utenti, per un incasso totale di 42,5 miliardi di dollari nel 2017, che si stima arriveranno a 75,7 miliardi fra cinque anni. C’è spazio per nuove idee, insomma: ecco perché l’Italia sta diventando un Paese di santi, poeti e programmatori

Via lastampa.it

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