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Wearsafe, un pulsante contro le aggressioni sessuali

In caso di pericolo basta un clic per comunicare ad amici e parenti la propria posizione e un breve file audio














Dici: aggressione a sfondo sessuale, e in questo periodo vengono in mente soprattutto le molestie alle donne, e i tristi fatti di Colonia, a opera di un folto gruppo di immigrati. Ma il problema non è certo un’esclusiva della Germania, o appannaggio di un particolare gruppo etnico. Una donna su quattro, secondo un recente studio, è stata oggetto di molestie sessuali nei campus americani. È da statistiche come questa che è partita l’idea di Wearsafe, un piccolo pulsante, inventato da un’azienda del Connecticut.

Wearsafe funziona in simbiosi con lo smartphone, cui è collegato tramite Bluetooth. È l’equivalente, in un certo senso dello spray allo peperoncino contro i malintenzionati. Solo che, se quest’ultimo serve a scoraggiare gli aggressori, Wearsafe serve a chiamare aiuto in caso di emergenza. Il pulsante si può indossare in vario modo: come una spilla, un pendaglio al collo, attaccato alla cintura. Una volta premuto, fa partire un messaggio di aiuto via Sms, email e audio diretto un ristretto gruppo di amici e parenti pre-selezionati. Sia il mittente (la potenziale vittima) che i destinatari devono per prima cosa aver scaricato l’apposita applicazione creata dall’azienda, che crea un canale di trasmissione “sicuro” e associa alle richiesta di aiuto le coordinate Gps dell’aggressione in corso.

Di per sé, quella di Wearsafe non è un’idea particolarmente nuova. Di applicazioni per cellulare che servono a chiamare aiuto ce ne sono a iosa: di recente, anche Amnesty International ne aveva proposta una. La differenza è il telefonino può non essere sempre a portata di mano: magari è in borsetta e non c’è il tempo di afferrarlo. Per attivare Wearsafe invece, basta un tocco e, altra caratteristica interessante, se impostata correttamente, assieme al messaggio di aiuto, l’applicazione può inviare anche una registrazione audio di quanto avvenuto nei 60 secondi precedenti all’aggressione. Utile a chi la riceve per farsi un’idea di quanto sta accadendo, e di come reagire alla richiesta.

Via lastampa.it

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