Caso Apple, le procure italiane alla guerra delle «Ott»
Il colosso di Cupertino non produce soltanto accattivante elettronica di
consumo, ma è uno dei rappresentanti più autorevoli degli
“over-the-top” (OTT), la vasta ed eterogenea categoria degli operatori
che considerano la rete un’unica piattaforma indifferenziata su cui
offrire servizi
L’indagine penale a carico di Apple segna un giro di vite nei
rapporti tra le istituzioni italiane e i grandi nomi dell’innovazione
“made in California” che popolano l’immaginario collettivo globale. Che
il rapporto non fosse semplice lo si era capito fin da quando Apple e
altre famose aziende erano state visitate da Agenzia delle Entrate e
Guardia di Finanza. Al Fisco ha poi fatto eco il Parlamento, dove la
proposta di una “Google-tax” di due parlamentari PD - Francesco Boccia
ed Ernesto Carbone - è stata spostata in tutta fretta dalla Legge Delega
sul Fisco al pacchetto della Legge di Stabilità.
Nell’infuocato dibattito sulla tassazione dell’economia digitale, è impensabile ignorare Apple. Da tempo, infatti, il colosso di Cupertino non produce soltanto accattivante elettronica di consumo, ma è uno dei rappresentanti più autorevoli degli “over-the-top” (OTT), la vasta ed eterogenea categoria degli operatori che considerano la rete un’unica piattaforma indifferenziata su cui offrire servizi. I dati, anche per l’Italia, parlano chiaro: il 35% degli italiani tra gli 11 e i 74 anni si collega a internet da smartphone: 21 milioni in tutto, in crescita del 35% rispetto allo scorso anno. C’è dell’altro: l’aumento più significativo si registra tra i tablet, visto che secondo una ricerca Audiweb mobile gli utenti collegati alla Rete tramite table sono saliti del 160 % a 6 milioni.
A confrontarsi con Apple è ora la macchina della Giustizia, quello cioé che secondo lo storico Giulio Sapelli è l’unico “potere vertebrato” nell’attuale società invertebrata. Nella vicenda si scorgono almeno due paradossi di grande interesse. Il primo dato è squisitamente italiano, ed è l’intervento stesso delle procure dopo che un superesperto di reati economici come Carlo Nocerino della Procura di Milano aveva in una interessante intervista a Italia Oggi del dicembre 2012 ammesso l’inadeguatezza dell’attuale normativa italiana rispetto alle dinamiche degli OTT. Resta il fatto che, come ammesso da Luciano Violante in una intervista a Sussidiario.net , sempre più spesso è la giustizia a occuparsi dei grandi temi del nostro tempo: “quando è nata la nostra Costituzione, la magistratura si occupava di problematiche meno importanti rispetto a quelle che affronta oggi. Il grande potere spettava al Parlamento e ai partiti, mentre i giudici contavano relativamente poco nell’ordinamento.[...] La magistratura è stata costretta a occuparsi di questioni scottanti e ha conquistato il centro della scena politica.”
Il secondo elemento è che per anni i magistrati hanno potuto accedere alla vita privata dei cittadini per raccogliere elementi di indagine - peraltro non senza alimentare proteste in settori della società civile. Un potere, quello di “spiare” la vita degli altri, che oggi è sempre meno prerogativa delle istituzioni pubbliche e che sempre più è appannaggio proprio degli OTT, veri e propri regni di un feudale modello di oligarchia informativa. I dati in possesso dei grandi OTT sono infatti originati sempre meno all’interno della sfera pubblica – registri, informazioni cliniche, imposte – e sempre più spesso all’interno dei potentati degli OTT, dove ogni preferenza è analizzata per divenire oggetto di cessione a controparti affamate di informazioni tra cui spiccano le agenzie angloamericane. Chissà cosa penserà il vecchio mondo dei palazzi di giustizia italiani quando vedrà da vicino il nuovo mondo degli OTT?
(Fondatore dell’osservatorio politico Policy Sonar e alumnus di Singularity University)
Via lastampa.it
Nell’infuocato dibattito sulla tassazione dell’economia digitale, è impensabile ignorare Apple. Da tempo, infatti, il colosso di Cupertino non produce soltanto accattivante elettronica di consumo, ma è uno dei rappresentanti più autorevoli degli “over-the-top” (OTT), la vasta ed eterogenea categoria degli operatori che considerano la rete un’unica piattaforma indifferenziata su cui offrire servizi. I dati, anche per l’Italia, parlano chiaro: il 35% degli italiani tra gli 11 e i 74 anni si collega a internet da smartphone: 21 milioni in tutto, in crescita del 35% rispetto allo scorso anno. C’è dell’altro: l’aumento più significativo si registra tra i tablet, visto che secondo una ricerca Audiweb mobile gli utenti collegati alla Rete tramite table sono saliti del 160 % a 6 milioni.
A confrontarsi con Apple è ora la macchina della Giustizia, quello cioé che secondo lo storico Giulio Sapelli è l’unico “potere vertebrato” nell’attuale società invertebrata. Nella vicenda si scorgono almeno due paradossi di grande interesse. Il primo dato è squisitamente italiano, ed è l’intervento stesso delle procure dopo che un superesperto di reati economici come Carlo Nocerino della Procura di Milano aveva in una interessante intervista a Italia Oggi del dicembre 2012 ammesso l’inadeguatezza dell’attuale normativa italiana rispetto alle dinamiche degli OTT. Resta il fatto che, come ammesso da Luciano Violante in una intervista a Sussidiario.net , sempre più spesso è la giustizia a occuparsi dei grandi temi del nostro tempo: “quando è nata la nostra Costituzione, la magistratura si occupava di problematiche meno importanti rispetto a quelle che affronta oggi. Il grande potere spettava al Parlamento e ai partiti, mentre i giudici contavano relativamente poco nell’ordinamento.[...] La magistratura è stata costretta a occuparsi di questioni scottanti e ha conquistato il centro della scena politica.”
Il secondo elemento è che per anni i magistrati hanno potuto accedere alla vita privata dei cittadini per raccogliere elementi di indagine - peraltro non senza alimentare proteste in settori della società civile. Un potere, quello di “spiare” la vita degli altri, che oggi è sempre meno prerogativa delle istituzioni pubbliche e che sempre più è appannaggio proprio degli OTT, veri e propri regni di un feudale modello di oligarchia informativa. I dati in possesso dei grandi OTT sono infatti originati sempre meno all’interno della sfera pubblica – registri, informazioni cliniche, imposte – e sempre più spesso all’interno dei potentati degli OTT, dove ogni preferenza è analizzata per divenire oggetto di cessione a controparti affamate di informazioni tra cui spiccano le agenzie angloamericane. Chissà cosa penserà il vecchio mondo dei palazzi di giustizia italiani quando vedrà da vicino il nuovo mondo degli OTT?
(Fondatore dell’osservatorio politico Policy Sonar e alumnus di Singularity University)
Via lastampa.it
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