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Motorola-Google: "fermate tutti i prodotti Apple, violano brevetti"

Motorola Mobility chiede lo stop a importazioni di iPod, iPad, iPhone e anche computer Mac. L'Ict apre indagine



















Altro che tregua, fra Apple e Google. L'International Trade Commission, autorità statunitense sul commercio, ha accettato di verificare le accuse di violazione di brevetto mosse da Motorola Mobility, proprietà di Google, nei confronti della Mela e del suo programma iMessage, con esiti potenzialmente clamorosi. In attesa dei risultati, infatti, secondo una prassi ormai consolidata, la Motorola ha chiesto la sospensione delle importazioni di tutti i prodotti coinvolti nella presunta violazione. E qui sta il bello. Si tratterebbe, non soltanto dei prodotti con sistema iOs (iPhone, iPad e iPod), ma anche dei computer con Mac OS X.

Le responsabilità della società fondata da Steve Jobs riguarderebbero sette brevetti Motorola, che risulterebbero usurpati su iPod Touch, iPhone 3GS, iPhone 4, iPhone 4S, e tutte le generazioni di iPad. E si attende che anche l'ultimo nato, l'iPhone 5, sia coinvolto nella denuncia. Tra i magnifici sette brevetti, poi, ve ne sarebbe uno violato sui computer, e in particolare, su Mac Pro, iMac, Mac mini, MacBook Pro e MacBook Air. In pratica, tutto l'arsenale Apple.

Una vera strage, che si spiegherebbe con il ruolo di collegamento, svolto da iMessage, tra tutti i dispositivi Apple. Secondo il documento di denuncia di Motorola, si tratterebbe di un client in grado di connettere, a sua volta, "Una pluralità di client di messaggistica all'interno di un sistema di comunicazione" per assicurare "la continuità tra la pluralità di software" installati su Mac, iPad o iPhone. In sostanza, iMessage rende possibile cominciare "una conversazione di messaggistica su un dispositivo con OS X, per esempio su un MacBook Air", e proseguirla su un altro dispositivo, "come ad esempio un iPhone 4S".

Motorola si avventura in una dettagliata spiegazione tecnica che punta a dimostrare la imprescindibile interdipendenza nel sistema di comunicazione stabilito da iMessage, così da far cadere nell'accusa di violazione di brevetto, come pedine del domino, tutte le novità hardware sfornate da Cupertino negli ultimi anni.

La denuncia è stata presentata a metà agosto e resa pubblica questa settimana con l'annuncio dell'ITC che aprirà un'inchiesta su "iPhone, alcuni iPod, iPad e computer Apple", sebbene l'autorità non "abbia ancora preso una decisione sul merito della causa".

Una causa che coinvolge, oltre al sistema di messaggistica citato, tecnologie e sistemi adottati per "il controllo e la comunicazione multimediale", nonché l'apparato "per l'ottenimento e la gestione di contenuti in modalità wireless", e un "Sistema e metodo per la gestione dei contenuti tra dispositivi in ​​vari settori."

Sulla base di tutto ciò, l'azienda acquisita da Google chiede di bloccare "l'ingresso negli Stati Uniti (Apple, come è noto, produce all'estero, ndr) di dispositivi di comunicazione wireless, dispositivi portatili di musica e di elaborazione dati, computer e relativi componenti che violino una o più rivendicazioni" sui sette brevetti in causa. Non contenta, la società statunitense chiede l'ordine di cessare ogni pubblicità, e, non ultimo, impedire la distribuzione o la vendita di prodotti iOS e Mac già importati negli Stati Uniti.

In tempi in cui l'ultima necessità avvertita dalle economie di tutto il mondo è la riduzione dei consumi, desterebbe non poca sorpresa se l'ITC desse seguito alle richieste di Google-Motorola in una fase preliminare di valutazione. Quel che è sicuro, è che la società di Mountain View non ha incassato con disinvoltura le recenti sconfitte, su cause analoghe mosse da Apple nei confronti di Samsung e dei suoi dispositivi con sistema operativo Android. Il motore di ricerca voleva fare un po' di rumore e prendersi una rivincita prima di tutto mediatica oltre che legale.

Quando Google acquistò Motorola Mobility anticipammo che i 12,5 miliardi spesi erano motivati soprattutto dalla dote di brevetti dell'azienda. Un patrimonio che nell'aspra guerra legale che sta coinvolgendo, senza quartiere, i principali concorrenti sul ghiottissimo mercato del mobile, la miniera d'oro dell'industria tecnologica, è ormai un assett indispensabile per sopravvivere. Anche se, a colpi di causa, non è detto che gli utenti ci guadagnino davvero. Anzi, sembra proprio che ci rimettano, con vetrine meno ricche di proposte concorrenti, sui prezzi e sulla qualità.

Via lastampa.it

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