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Uno sviluppatore racconta le misure di sicurezza di Apple per proteggere i suoi dispositivi
















Stanze senza finestre, serrature cambiate, sviluppatori schedati e addirittura una foto alle venature del legno delle scrivanie per risalire all’autore di eventuali foto rubate. Uno sviluppatore iOs racconta a Business Insider le misure degne di film di spionaggio messe in campo da Apple per l’iPad 2. 

Nonostante sia sempre più difficile per Apple mantenere un’assoluta segretezza sui suoi prodotti – si pensi alla vicenda dell’iPhone smarrito in un bar (il secondo nel giro di due anni) e le tante indiscrezioni che arrivano dai produttori asiatici), la riservatezza ad One Infinite Loop è quasi proverbiale ed è divenuta una degli elementi chiave dell’aura che circonda la mela morsicata. Adesso ad alimentare quest’immagine da film di spionaggio con Cia e Kgb arriva un’intervista rilasciata da uno sviluppatore per iOs di un’importante software house americana, al sito Business Insider, che ha preferito rimanere anonimo.
«Sono stato probabilmente la sesta persona a vedere un iPad 2», esordisce l’intervistato confermando l’importanza dell’azienda per la quale lavora. Sin dall’inizio si capisce che i responsabili di Apple non scherzano. «Il criterio – prosegue - era che la stanza non dovesse avere finestre. Hanno  anche cambiato le serrature della porta. Io e altri tre sviluppatori eravamo gli unici a poter entrare nella sala. Apple voleva sapere il nome e il numero di previdenza sociale di chiunque fosse entrato nella stanza». Sarebbe potuto bastare? Niente affatto.
L’intervista prosegue con una vera e propria escalation. «Hanno fatto dei buchi nelle scrivanie e vi hanno agganciato i dispositivi con delle catene per la bici. Li hanno inseriti all’interno di telai che ne nascondevano la forma. Potevamo avere accesso solo agli schermi, per caricare e farci girare il nostro codice. Non potevamo parlarne con il nostro Ceo, con nostra moglie e con nessun’altro». Infine, un particolare che rasenta davvero la paranoia. «Hanno fotografato tutte le scrivanie, che erano in legno e avevano delle venature uniche, dicendoci che se qualche foto fosse trapelata, avrebbero saputo chi era il colpevole».
In realtà Business Insider non dà alcuna indicazione su chi sia il protagonista della sua intervista, né perché abbia deciso di raccontare la sua vicenda, se non che, essendo passato ormai un anno si stente libero da qualsiasi vincolo. Eppure, conoscendo le misure di sicurezza di un’azienda che fa dell’innovazione la sua chiave di successo, non sembra improbabile che la storia non sia così esagerata.
Qui sotto una immagine scattata qualche anno fa all'ingresso del campus di Cupertino.

Via macitynet.it

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