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Steve Jobs, la guerra delle biografie

Esce oggi negli Usa Becoming Steve Jobs: è l’occasione per Apple di proporre una diversa immagine pubblica del suo fondatore, in contrasto con il volume di Walter Isaacson













Qualche mese fa, in un articolo apparso sul New Yorker, Jonathan Ive aveva dichiarato che la sua opinione della biografia di Steve Jobs scritta da Walter Isaacson «non potrebbe essere peggiore». Dopo il designer, a parlare del libro è stato il Ceo di Apple, Tim Cook: «Gli rende un pessimo servizio», ha spiegato su Fast Company.

Così l’uscita di Becoming Steve Jobs, da oggi nei negozi americani per l’editore Crown, è l’occasione per Apple di proporre una diversa immagine pubblica del suo fondatore. Isaacson era stato scelto personalmente da Jobs per la sua biografia, tuttavia Brent Schlender e Rick Tetzeli, gli autori del nuovo libro, lo avevano incontrato spesso. In venticinque anni ne hanno raccolto la voce in numerose interviste, cui hanno aggiunto i pareri di amici e parenti, di persone vicine a Jobs e di alcuni dirigenti di Cupertino. «All’inizio avevano rifiutato di collaborare, dopo un anno e mezzo di insistenza però hanno cambiato idea», spiegano gli autori al New York Times . «Il volume - dichiara ora Apple - riflette la natura di Steve meglio di ogni altra cosa che abbiamo visto e siamo felici di avervi partecipato».

Apple ha preso posizione sia su Twitter («Becoming Steve Jobs è l’unico libro su Steve raccomandato dalle persone che lo conoscevamo meglio di tutti»), sia ospitando oggi la prima presentazione pubblica nello Store di Soho. Intanto Eddy Cue, vicepresidente software, ha avuto da ridire su Man in the Machine, un documentario presentato qualche giorno fa al South by Southwest («Sono molto deluso»). Sul primo film finora uscito, interpretato da Ashton Kutcher, si registra solo il parere negativo di Steve Wozniak, che con Jobs diede vita a Apple. Nessun commento, invece, sul film di Danny Boyle e Aaron Sorkin, dove Jobs avrà il volto di Michael Fassbender.

















 


Pubblicato in tutto il mondo nell’ottobre 2011, subito dopo la morte del fondatore di Apple, il volume di Isaacson ha venduto oltre tre milioni di copie e dato il via a una serie di libri più o meno interessanti su Jobs. A vincere la guerra delle biografie sarà però quella non ufficiale, dove c’è spazio non soltanto per il genio spietato, il guru visionario, il venditore capace di ammaliare le folle, ma anche per il padre affettuoso, l’amico fedele, l’uomo attento e generoso. E ironico: quando uno degli autori gli chiede se da amante dei Beatles il suo sogno non sia avere Paul McCartney ospite in uno dei mini concerti che chiudono spesso i lanci dei nuovi prodotti, lui risponde: «No, il mio sogno è avere John Lennon».

Via lastampa.it

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