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Research Kit, così l’iPhone aiuterà la ricerca

Presentato durante l’evento dell’Apple Watch, il nuovo software metterà in diretto contatto milioni di malati con ricercatori in tutto il mondo. Cambiando il modo in cui si sperimentano nuove cure













Con l’app Salute , Apple stava già cambiando il modo in cui teniamo traccia dei nostri progressi, dalla qualità degli allenamenti a quella del sonno, passando per altre decine di parametri fondamentali. Ora però con Research Kit, il nuovo software annunciato durante l’evento di lancio dell’Apple Watch, la casa di Cupertino punta a trasformare l’iPhone in uno strumento di ricerca medica globale.
 
“Lavorando all’app Salute abbiamo parlato con molti medici - ha spiegato Jeff Williams, senior vice president di Apple -, e dopo un po’ arrivavamo sempre allo stesso punto: le difficoltà della ricerca medica”. Uno dei principali problemi per i medici, infatti, è il reclutamento di pazienti, che spesso scarseggiano oppure forniscono dati imprecisi e poco costanti. “Ma con 700 milioni di utenti iPhone in giro per il mondo - spiega Williams -, abbiamo pensato di poter dare una mano nel migliorare la situazione”.


Attraverso Research Kit, un software open source che arriverà ufficialmente dal mese prossimo, pazienti e medici saranno a stretto contatto: insieme a prestigiosi partner di livello mondiale, tra cui la Oxford University e la facoltà di medicina di Stanford, Apple ha già realizzato cinque applicazioni, disponibili da oggi, dedicate alla ricerca su Alzheimer, diabete, asma, malattie cardiovascolari e cancro al seno. Nel caso dell’Alzheimer, ad esempio, l’app proporrà al paziente diversi test quotidiani per misurare le variazioni della sua condizione, che saranno poi integrate dal resto dei dati raccolti dall’app Salute. I ricercatori avranno così accesso a un quadro costante e completo della situazione, proveniente in tempo reale da un bacino di utenti mai così vasto.
 
Come da tradizione Apple, l’esperienza è facilmente accessibile a chiunque: basta scaricare l’app di cui si ha bisogno, leggere le avvertenze e dare il proprio consenso. La privacy, in questo caso più che in altri, è ovviamente al primo posto, e ogni utente potrà decidere se e quali dati condividere nello specifico, mentre Apple non avrà nemmeno accesso alle misurazioni. Ma i benefici per i pazienti stanno anche nella possibilità di comunicare con i medici: “Un’altra criticità dei programmi di ricerca è che i malati non ricevono notizie se non a sperimentazioni concluse - conclude Williams -. Ora però i risultati saranno visibili in tempo reale, aiutando anche i pazienti a sentirsi meno soli e ad affrontare meglio la loro patologia”.

Via lastampa.it

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