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Accordo Apple e Rai per i film su iTunes.

Entrando alla conferenza di presentazione del Rapporto 2010 su mercato e industria cinematografica è impossibile non sentire nelle proprie orecchie l'eco delle parole pronunciate dal neo presidente dell’Anica Riccardo Tozzi solo un mese fa: "Si è chiuso un ciclo durato tutto il primo decennio 2000 [...] Abbiamo una quota di mercato del 50%[...] Abbiamo portato a casa la stabilizzazione degli incentivi fiscali e del FUS [...] Finalmente abbiamo altri problemi, non più di sopravvivenza ma di crescita". Questo, a grandi il linee, il sunto dei punti principali di un comunicato stampa che definire inusuale è poco. Il primo da anni nel quale non si sentiva in sottofondo il singhiozzo del pianto.

A fronte di questo, le cifre presentate oggi dalla Fondazione Ente dello Spettacolo parlano di 141 film prodotti nel 2010 (una delle punte massime degli ultimi 30 anni, paragonabile solo a quanto fatto nel 2008 e nel 1980) di cui solo 27 coprodotti. Parlano di un record di investimenti privati, arrivati a coprire il 65,3% del totale e di un product placement presente nel 48% dei film italiani. Cifre positive oltre ogni dire e cifre molto attese dopo i successi di botteghino dei film italiani di quest'anno.

Successi nei quali lo Stato centra poco e nulla, questo è il primo dato ad emergere. Il FUS, arrivato al minimo storico dopo 4 anni di tagli, ha inciso pochissimo nei 312 milioni di euro investiti (solo per 35 milioni). Questo fa sì che la quota di capitali privati nazionali per la prima volta abbia toccato l’81% del totale, rispetto al 19% provenienti dall’estero per le coproduzioni.
A questo lo Stato, nella persona del Direttore Generale Cinema del MiBAC Nicola Borrelli, risponde che dal 2009 è diminuito l’apporto diretto, cioè i fondi e il FUS, ma aumentato quello indiretto con i provvedimenti relativi agli sgravi fiscali. Un investimento e un aiuto, dice Borrelli, meno evidente ma più efficace.

Quello che è successo di clamoroso è stato che, numeri del rapporto alla mano, in quest’anno la produzione è molto aumentata al pari dell’investimento medio per film. Sono cresciuti sia i film low budget, che quelli a medio budget che quelli ad alto budget, e in particolare per i film a medio budget si è speso particolarmente di più, risultando in exploit positivi al botteghino.
Quello che risulta quindi evidente, aggregando i vari dati, è che non solo tax credit e tax shelter hanno fatto molto bene, ma hanno anche indotto le produzioni ad investire di più di quanto avrebbero fatto.

Ed è infine proprio Riccardo Tozzi a tirare le fila di tutto annunciando che dopo 10 anni di lavoro il cinema italiano ufficialmente non è più in crisi “e non voglio più sentirlo dire! A fine anni ‘90 avevamo una quota di mercato del 12%, ma abbiamo lavorato in tutti i settori da quello politico a quello qualitativo e ad oggi la quota è quasi al 50%. Non rimarrà tale a lungo perchè in questo paese d’estate non si va al cinema, ma contiamo per la fine dell’anno di rimanere sul 40%, a livello di paesi come la Francia e molto avanti rispetto a Spagna o Inghilterra la cui quota di mercato interno è intorno al 10%”.
Quindi ora che si fa? Ora che il cinema è in salute ed incassa quali sono le idee per il futuro? “Aumentare la torta” risponde sempre Tozzi. Se infatti avere una quota maggiore del 50% è quasi impossibile, bisogna mirare ad aumentare il numero complessivo di spettatori in modo da aumentare gli incassi. Ciò si può fare dando una mano al cinema americano, che in quest’ultima annata ha visto una forte flessione, un riflesso del più generale calo di affluenza in sala che stiamo vivendo.

Eppure le sale sono molto cambiate. Gli ultimi 365 giorni hanno visto raddoppiare il numero di schermi digitali, da 428 a 841. “Avere cinema digitali e averli sia in provincia che nei centri cittadini. Ad oggi il 40% della popolazione non può andare al cinema anche se lo vuole perchè dovrebbe fare un viaggio di un’ora con la macchina e questo non è accettabile. Se prima era un costo portare una pizza in provincia, oggi un cinema digitale può ricevere un file a costo zero, dunque non abbiamo scuse” prosegue Tozzi.
Infine, l’ultimo obiettivo è riprendersi la televisione che sempre di meno trasmette film a favore di fiction. Un prodotto che è in forte crisi (come del resto tutta la tv generalista) ed è vistosamente in calo.

In realtà mancherebbe ancora un ultimo punto e lo facciamo notare noi: internet. Se bisogna ampliare la torta evidentemente si deve passare anche per una distribuzione diversa, un’offerta legale a pagamento online. E qui arriva la notizia inaspettata.
A darla è Paolo Del Brocco AD di Rai Cinema: “Certo! Vendere e noleggiare film online è molto importante e noi come Rai Cinema abbiamo appena chiuso un accordo con iTunes, saremo i primi italiani a vendere e noleggiare film sullo store di Apple”.
L’accordo è di tre giorni fa, dunque i film cominceranno ad essere disponibili solo tra un po’, ma secondo Del Brocco nella prima tranche di opere messe online saranno presenti sia pellicole del presente che del passato, appartenenti all’immenso archivio Rai. Prezzi e finestre invece non sono ancora chiari, visto che per molte opere la Rai è coproduttrice, dunque deve trattare con gli altri soggetti produttori, ma sostanzialmente si tratta, dice Del Brocco, di cifre differenziate a seconda del film e in linea con il mercato. Le uscite invece dovrebbero essere contemporanee all’Home Video.
Ciliegina sulla torta Rai Cinema ha anche stanziato un fondo per produrre 12 film pensati unicamente per una commercializzazione online.

E le altre case di produzione? “Ci stiamo lavorando” risponde Tozzi “Come ANICA vogliamo andare online il prima possibile, anzi direi che abbiamo già perso un anno buono, ma il problema sono i grossi distributori come Medusa o gli americani, che vorrebbero una strategia unica e possibilmente mondiale. In questo modo attendono, prendono tempo e noi abbiamo le mani legate”...

Fonte badtaste.it

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