Tim Cook: «Il mio amico Buttarelli lottava per l’etica nell’era digitale»
L’amministratore delegato di Apple e il
Garante della privacy si erano conosciuti nel 2015 a Milano: «Non
scendeva mai a compromessi sui suoi valori e sul pubblico interesse»

Cinquant’anni esatti dopo il giorno in cui fu firmata la Dichiarazione di indipendenza, mentre una giovane America stava celebrando il 4 luglio, due dei suoi Padri fondatori e primi presidenti, John Adams e Thomas Jefferson, morirono a poche ore di distanza l’uno dall’altro. Durante l’elogio dedicato ai leader di una nazione che era ancora alla ricerca della propria identità, il grande oratore americano Daniel Webster disse: «Solo una piccolissima parte di ciò che è grande e buono può morire! Per il loro Paese sono ancora vivi, e lo saranno per sempre». Questo è ciò che provo per Giovanni Buttarelli. Ma chi sono in verità i suoi concittadini? Era certamente un motivo di orgoglio per l’Italia. Senza dubbio è stato un «gigante» dell’Europa. Ma lo sforzo più grande della sua vita, Giovanni lo ha compiuto come pioniere determinato e visionario di un mondo digitale ancora giovane e non regolamentato.

Cinquant’anni esatti dopo il giorno in cui fu firmata la Dichiarazione di indipendenza, mentre una giovane America stava celebrando il 4 luglio, due dei suoi Padri fondatori e primi presidenti, John Adams e Thomas Jefferson, morirono a poche ore di distanza l’uno dall’altro. Durante l’elogio dedicato ai leader di una nazione che era ancora alla ricerca della propria identità, il grande oratore americano Daniel Webster disse: «Solo una piccolissima parte di ciò che è grande e buono può morire! Per il loro Paese sono ancora vivi, e lo saranno per sempre». Questo è ciò che provo per Giovanni Buttarelli. Ma chi sono in verità i suoi concittadini? Era certamente un motivo di orgoglio per l’Italia. Senza dubbio è stato un «gigante» dell’Europa. Ma lo sforzo più grande della sua vita, Giovanni lo ha compiuto come pioniere determinato e visionario di un mondo digitale ancora giovane e non regolamentato.
Nelle sue distese, vedeva opportunità illimitate di miglioramento
per gli esseri umani. Nei suoi eccessi, vedeva battaglie che valeva la
pena di combattere e un ordine migliore in attesa di nascere. Lascia noi
tutti in condizione di essere migliori difensori dei nostri stessi
diritti, migliori promotori di una tecnologia etica e migliori cittadini
di una società digitale in via di maturazione.
Ho incontrato Giovanni per la prima volta a novembre del 2015 a Milano.
Chi lo conosceva non si sorprenderà se dico che ha iniziato poco dopo a
interrogarmi. Perché un executive di un’azienda tecnologica americana
parla così liberamente di privacy e crittografia (ndt
protezione) dei dati in un momento in cui tutti gli altri sembrano
muoversi nella direzione opposta? Di certo non l’ho biasimato per
avermelo chiesto.
Dopotutto il suo ruolo richiedeva un forte scetticismo.
Ma ho trovato il suo essere appassionato, la sua verve e il suo senso
dell’umorismo completamente disarmanti, e ci siamo resi conto durante
quella prima conversazione di quanti punti di vista avessimo in comune.
Abbiamo deciso di incontrarci ancora, cosa che abbiamo fatto diverse
altre volte.
Nonostante fosse un leader incaricato,
fra l’altro, di supervisionare l’applicazione della legge più radicale
in materia di privacy dei dati nella storia, Giovanni trovava comunque
tempo per tutti. Non era una di quelle persone che si dedicano
esclusivamente ai politici più importanti e ai leader industriali. Era
molto amato da tutte le persone a tutti i livelli della sua
organizzazione, e la sua scomparsa ha colpito profondamente le molte
persone di Apple che lo conoscevano e avevano lavorato con lui.
Suscitava non solo un grande rispetto, ma una sorta di profondo affetto e
ammirazione che i leader di oggi ottengono raramente.
Tale affetto è stato il risultato di oltre vent’anni di leadership
sui temi della privacy e della tecnologia. È difficile immaginare una
figura più essenziale in questo momento storico. Giovanni aveva una
capacità impareggiabile di relazionarsi con tutti i punti di vista. Non
scendeva mai a compromessi sui propri valori o sul pubblico interesse,
ma era in grado di concentrarsi sempre su elementi di possibile intesa
piuttosto che sulle differenze.
Sull’importanza della protezione, per esempio, era risoluto.
Ma non ha mai messo in discussione le ragioni o i valori delle forze
dell’ordine o di altri funzionari preoccupati per le implicazioni della
crittografia. Piuttosto, era convinto che un dialogo aperto e onesto
potesse persuadere chiunque a cogliere i benefici universali della
tecnologia. La sua appassionata ricerca di soluzioni, invece che di
conflitti, ha reso possibile e durevole il Gdpr (Regolamento generale
sulla protezione dei dati), il suo più grande successo.
Mi addolora dire addio al mio amico Giovanni,
ma mi conforta e rasserena sapere che ha vissuto e l’ha fatto così
bene. Tutti noi beneficeremo per molti anni a venire del suo lavoro. E
sono convinto che le basi che ha gettato dimostreranno di essere
fondamenta solide per uno dei progetti più grandi dell’umanità.
Via corriere.it
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