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Dopo l’impronta digitale e il volto, le macchine ci riconosceranno dal cuore

I sensori attuali e il Face ID di iPhone X potrebbero in futuro essere soppiantati da un sistema in grado di effettuare misurazioni cardiache accurate e utilizzarle per identificare il proprietario




Negli ultimi anni sempre più smartphone hanno imparato a riconoscere i loro proprietari dall’impronta digitale; i più evoluti si stanno cimentando in questi anni con il riconoscimento dell’iride e del volto, ma in linea di massima studiosi e specialisti di tutto il mondo sono sempre alla ricerca di un metodo di identificazione automatizzato il più possibile efficiente, comodo e sicuro di quelli attualmente in voga. Tra loro c’è il team dell’università di Buffalo, New York, che ha dichiarato in questi giorni di essere al lavoro su un sistema che per identificare un dato soggetto userà le dimensioni del cuore.

La tecnologia di scansione cardiaca descritta dai ricercatori si basa su due punti cardine: il primo è un radar doppler che effettua una mappatura intratoracica del soggetto da identificare, memorizzandone le misurazioni fondamentali; il secondo è il fatto che il cuore, come le impronte digitali e l’iride, è dotato di caratteristiche uniche per ciascun proprietario: non esistono cioè due individui sulla faccia del pianeta che condividano due cuori identici.

I vantaggi che un sistema del genere sarebbe in grado di garantire una volta perfezionato sono molteplici: intanto falsificare un eventuale accesso utilizzando metodi economici sarebbe praticamente impossibile, in quanto a differenza delle impronte digitali e dell’iride il cuore umano è ben nascosto all’interno del torace. Il riconoscimento inoltre può avvenire in modo continuo e senza bisogno di assumere pose particolari per favorire le operazioni di scansione, il che vuol dire che basterà avvicinarsi al gadget da sbloccare perché questo ne riconosca il proprietario, e sarà sufficiente allontanarsene affinché torni in uno stato di blocco.

Il lettore infine sembrerebbe del tutto sicuro: secondo i ricercatori il segnale sfruttato per rilevare il cuore e misurarlo è meno potente di un comune segnale Wi-Fi e circa 100 volte più debole di quello irradiato da un comune smartphone. Come tutte le ricerche di questo tipo, per vederla trasformata in un’applicazione reale occorrerà del tempo: in futuro la squadra dell’università di Buffalo immagina che possa essere sfruttata per i sistemi di controllo aeroportuali, e più in là su computer portatili e smartphone.

Via lastampa.it

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