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Ecco perché l’HomePod di Apple punta più sulla musica che su Siri (per ora)

Lo speaker di Apple suona molto bene, ma usa in maniera limitata le funzionalità dell’assistente virtuale, e così cerca di garantire la migliore esperienza utente possibile. In futuro però la strategia della Mela potrebbe cambiare





Lunedì, alla fine di una presentazione lunga oltre due ore, alla Conferenza degli sviluppatori, Apple ha finalmente annunciato il dispositivo più atteso e chiacchierato degli ultimi tempi: è l’HomePod.
Ho avuto l’opportunità di ascoltarlo in una stanza grande all’incirca quanto il mio soggiorno, e di poter confrontare le sue prestazioni con quelle di Amazon Echo e di Sonos Play 3. Ho ascoltato cinque canzoni attraverso tutti e tre i dispositivi: The Greatest di Sia, Sunrise di Norah Jones, Superstition di Stevie Wonder, DNA di Kendrick Lamar e una versione dal vivo di Hotel California degli Eagles. Rispetto al Sonos, il suono dell’HomePod era più nitido e le voci più chiare. Il confronto con Echo era impietoso. La musica si sentiva benissimo a prescindere da dove mi trovassi nella stanza. Quello che non sono riuscita a fare però, è stato parlare con Siri, anche se la demo si è svolta con un’iPad, il che significherebbe che l’HomePod supporta il Bluetooth.

IL VANTAGGIO DI INIZIARE DALLA MUSICA
Sul palco, Phil Schiller ha detto che l’HomePod farà per la musica che si ascolta in casa ciò l’iPod ha fatto per la musica in generale. Naturalmente l’iPod ha fatto molto per la musica dal punto di vista economico e come modello di business, ma non credo che questo sia ciò che intendesse Schiller. Credo che il commento “reinventare la musica in casa” in realtà si avvicini di più a quello che gli AirPods hanno fatto per le cuffie wireless. Hanno creato un’esperienza ancora più magica nell’associare il cellulare all’ascolto della musica. HomePod offre un suono di buona qualità, senza la complessità del doversi ingegnare a cercare il miglior posizionamento delle casse per ottenerlo. Il fatto che l’HomePod capisca dove si trovi nella stanza e se sia abbinato o meno a un altro HomePod permette alla musica di adattarsi in modo dinamico evitando fastidi all’utente.
Focalizzando l’attenzione sulla musica, Apple ha aperto un mercato immediatamente indirizzabile a un segmento molto più ampio di quello che uno speaker intelligente potrebbe mai avere. Ci sono molte più persone interessate ad avere casse con audio di buona qualità rispetto a chi vuole uno speaker intelligente con un suono solo accettabile.

I maniaci delle ultime novità tecnologiche sono disposti a investire in uno speaker per avere le funzioni di un assistente virtuale, ma finora il prezzo limite fissato da Amazon e Google non ha superato i 249 dollari. Oltre questo limite, il costo diventa difficile da giustificare se il valore principale dell’oggetto è nell’assistente. Quello che invece non si discute è il suono: e nel caso dell’HomePod, anche se l’assistente non fa per voi, non vi pentirete dell’acquisto. Una mossa intelligente, perché è risaputo che Apple conosce la musica, ma soprattutto conosce l’hardware.

SIRI SPECIALISTA NEL COSTRUIRE FIDUCIA
Durante la presentazione, Apple si è spesa molto per descrivere Siri al di là del suo essere voce. Mentre i diversi relatori parlavano di apprendimento automatico e intelligenza artificiale, Siri è emersa con chiarezza come cervello, e non solo come voce.
Quando si tratta dell’HomePod, Siri diventa una musicologa in grado di capire i gusti musicali e le varie preferenze e fornire la playlist perfetta alla sola richiesta “Siri suona la musica che mi piace”. Scegliere quale musica suonare in base al gusto, all’umore e all’ora del giorno non sembra essere particolarmente difficile, e Siri ha probabilità molto alte di farlo bene. Questa precisione porterà a creare una fiducia sempre maggiore nell’utente, che probabilmente utilizzerà Siri anche per altre funzioni.
Tuttavia, aprire troppo e troppo presto questo tipo di interfaccia di programmazione, ovvero le API, potrebbe rovinare questa esperienza magica e ovviamente Apple non vuole correre questo rischio. Il numero di cose che si possono fare con uno speaker intelligente o qualsiasi altro dispositivo legato a un assistente digitale non è, a mio parere, ciò che conta veramente.
Alexa ha oltre 11 mila skills (competenze), ma quante in realtà vengono regolarmente utilizzate in un modo tale da avere un impatto sull’utente? In un certo senso, le skills sono le nuove applicazioni. Il gioco dei numeri funziona per un po’, ma è destinato ridursi a quali di queste skills saranno in grado di tener legato l’utente al dispositivo. Ognuno di noi le usa in modo diverso. Per me, i resoconti del mattino e gli avvisi sul traffico di Alexa sono diventati parte integrante della routine quotidiana.
Nemmeno il numero di dispositivi in grado di integrare l’assistente virtuale è la cosa più importante nell’esperienza complessiva. Solo perché è possibile integrare un assistente nel frigorifero o in una lavatrice non significa che lo si debba fare per forza. L’interfaccia utente vocale e l’assistente virtuale sono due cose diverse. Voglio controllare la mia lavatrice con la voce? Certo. Voglio il mio assistente nella mia lavatrice? Non credo.
Curare l’esperienza fin dall’inizio è importante. I nostri dati mostrano che chi ha provato un assistente digitale un paio di volte e non ha ottenuto la risposta o l’azione che voleva, ha rinunciato e non ci ha mai più riprovato. Del resto, convincere gli utenti delusi a riprovare è più difficile che convincerli provare qualcosa di nuovo.

LA NUOVA SIRI POTREBBE ESSERE MOLTO DIVERSA DA QUELLA DI OGGI
Apple ha detto che l’HomePod è un hub per controllare la casa quando si è fuori, e dentro, casa. Ha quindi detto che nell’HomePod Siri può fare le stesse cose che fa già sull’IPhone o l’iPad. A oggi ci sono ancora un sacco di domande che rimangono senza risposta: l’HomePod sarà in grado di riconoscere i diversi utenti quando è associato a un account di musica dell’intera famiglia? L’HomePod sarà connesso all’Apple TV? Potrà utilizzare servizi musicali diversi da Apple Music (Spotify o Tidal, ad esempio)? Ci sarà un pacchetto di sviluppo per l’applicazione?
Poi c’è Siri: quando l’HomePod debutterà sul mercato potrebbe essere molto diversa da quella attuale.Sappiamo che iOS 11 porterà dei miglioramenti all’assistente di Apple. A parte una voce nuova, e una migliore comprensione del contesto, Siri supporterà anche la traduzione dall’inglese al cinese, tedesco, italiano, francese e spagnolo e molte altre lingue in un futuro non così lontano. Sarà in grado di fornire estratti di conti correnti, saldi e trasferimenti e supportare applicazioni esterne per prendere appunti.
Credo che il motivo per cui non abbiamo avuto la possibilità di interagire con Siri durante la demo sia che avrebbe comportato una esperienza molto diversa. Sicuramente c’è ancora molto lavoro da fare altrimenti l’HomePod sarebbe già qui. Ma annunciandone l’esistenza, Apple ha fatto in modo che le persone interessate all’acquisto di uno speaker non avessero fretta di comprare ciò che è disponibile oggi sul mercato.

LA STRATEGIA DEL MARATONETA
Per quanto ci piaccia parlare di chi è in testa e chi indietro, la realtà è che il mercato degli speaker e degli assistenti intelligenti è ancora all’inizio di quella che potrebbe essere una grande opportunità di business, e Apple attualmente si trova al posto giusto. Siri potrebbe non sembrare così intelligente come Alexa e Google Assistant, ma intanto sta imparando le preferenze, i comportamenti e le abitudini di consumatori di più di trenta Paesi e ormai lo sta facendo da anni e con competenze diverse. Apple ha spiegato che ogni mese Siri viene utilizzata su 375 milioni di dispositivi: è un vantaggio significativo rispetto ai concorrenti, e giustamente alcuni di loro sono preoccupati. Visti gli innegabili vantaggi, perché allora non sentiamo parlare più spesso di Siri? Beh, a mio avviso c’è solo da aspettare.

* Carolina Milanesi è analista di Creative Strategies, Inc. Si occupa di hardware e servizi, ma anche software e piattaforme. È stata in precedenza responsabile della ricerca di Kantar Worldpanel e Vice Presidente Ricerca Apparecchi Consumer per Gartner. Suoi contributi appaiono regolarmente in Bloomberg, The New York Times, The Financial Times e il Wall Street Journal, ed è spesso ospite di BBC, Bloomberg TV, Fox and NBC News e altre televisioni. 


Via lastampa.it

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