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USB Type-C e USB 3.1 (Gen 1) sono arrivate sul mercato

Il numero di prodotti che ne fanno uso, ad oggi ancora limitato, è destinato a crescere rapidamente. Ecco quali vantaggi offrono i nuovi standard per il trasferimento dati e la ricarica dei dispositivi del prossimo futuro













Lunedì 9 marzo Apple ha introdotto il suo nuovo MacBook, il primo portatile di “alto profilo” ad utilizzare una porta USB Type-C e le recenti specifiche USB 3.1 (Gen 1). A ricordare a tutti che la nuova tecnologia non è un’esclusiva Apple ci ha pensato Google, che due giorni dopo ha presentato un aggiornamento del suo ChromeBook Pixel dotato della medesima porta.
 
Allo sviluppo di USB Type C hanno contribuito tutti i pesi massimi del settore. Apple e Google, appunto, ma anche Intel, Microsoft, HP, Foxconn e molte altre aziende. E se ci sono le basi per ritenere che il connettore USB Type-C sia stato concepito nei laboratori di Cupertino, di certo la finalizzazione dello standard è stato uno sforzo condiviso.

La più recente e versatile incarnazione dello standard USB mette d’accordo tutti, insomma: connettore reversibile e più sottile, possibilità di gestire il trasferimento dati a velocità maggiori, ricarica e uscita video digitale con un’unica porta. Un futuro in cui potremo ricaricare smartphone, table e portatili con un solo cavo non è lontano.

USB Type C e USB 3.1 (Gen 1) non sono sinonimi, però, ed è necessario fare un po’ di chiarezza per capire meglio le caratteristiche dei nuovo standard e i vantaggi che comportano rispetto ai suoi predecessori.
 
USB 3.1 (Gen 1)
La cosa più importante da mettere in chiaro è che i termini USB 3.1 e USB Type-C non indicano la stessa cosa. Con “USB 3.1” si indicano le specifiche, ovvero l’insieme della caratteristiche tecniche della più recente versione dello standard.
USB Type-C indica fisicamente la porta e i connettori reversibili, quelli che Apple e Google hanno adottato sui loro nuovi portatili. Specifiche e connettore non sono indissolubili. Potranno esistere, ad esempio, connettori USB Type-C che utilizzano le specifiche di USB 2.0.
 
La decisione di non associare univocamente il tipo di connettore alla versione USB 3.1 può generare confusione, ma è la normale procedura. Inoltre in questo modo i produttori di smartphone e altri dispositivi mobili possono rendere compatibili i propri prodotti con il connettore USB Type-C senza dover per forza sobbarcarsi i costi per l’implementazione della compatibilità elettronica con USB 3.1.
 
Da 3.0 a 3.1: per ora cambia poco
Da un punto di vista tecnico a oggi USB 3.1 Gen 1 altro non è che USB 3.0, lo standard precedente, rinominato in maniera retroattiva. Anche in questo caso la decisione dell’USB Implementers Forum (USB-IF, il consorzio che soprassiede la stesura degli standard USB) sembra fatta apposta per confondere i profani. Tuttavia ha senso, perché le differenze fra USB 3.1 Gen 1 e USB 3.0 sono talmente poche e trascurabili da non giustificare una separazione netta fra le due specifiche.
 
Il vero “nuovo” standard USB è il 3.1 Gen 2, che ad oggi non è ancora arrivato: promette velocità nominali di trasferimento dati fino a 10 Gbps, il doppio rispetto a USB 3.1 Gen 1 (o 3.0 che dir si voglia) più una serie di migliorie rispetto alle versioni precedenti.  La diffusione di USB 3.1 Gen 1 e dei connettori USB Type-C sarà rapida perché i controller USB 3.0 presenti sui chip dei maggiori produttori sono già compatibili con USB 3.0, mentre nel caso di USB 3.1 Gen 2 l’adozione sarà funzionale al lancio di nuovi chipset compatibili. E’ lo stesso iter che ha seguito la diffusione di USB 3.0 negli anni scorsi.
 
Una questione di forma
Con il termine USB Type-C si indica invece il nuovo tipo di connettore. E’ più piccolo rispetto alle versioni micro, vanta aspirazioni di compatibilità universale ed è soprattutto reversibile: in altre parole non ci sarà più un “giusto verso” per collegare una presa USB al computer. La compatibilità con le precedenti versioni è totale, tramite adattatori.
 
USB Type-C introduce inoltre il supporto ad altre migliorie introdotte dall’USB-IF, precluse ai connettori USB Type-A, Type-B e micro-USB. I nuovi connettori forniscono fino a 100W di potenza, mentre il limite precedente era 10W, e per questo possono caricare dispositivi più grandi, come i portatili, o fornire l’alimentazione ad altre periferiche come monitor o stampanti.
 
Inoltre con USB Type-C è possibile utilizzare un’unica porta per gestire sia il trasferimento dati che l’uscita video, come già avviene sui nuovi MacBook (che hanno portato il concetto all’estremo, con l’eliminazione di tutte le altre porte) e ChromeBook Pixel 2.
 
Un connettore per caricarli tutti
La miniaturizzazione e la reversibilità sono caratteristiche condivise anche dai connettori Lightning, tecnologia proprietaria che Apple ha implementato su iPad e iPhone fin dal 2013. L’introduzione di USB Type-C potrebbe dunque convincere Cupertino ad assecondare la tendenza condivisa da tutta l’industria e adottare il nuovo connettore anche su iPhone e iPad. Il risultato, nel medio termine, potrebbe essere quello che in tanti auspicano da tempo: un’unico standard condiviso e accettato che permette di caricare dispositivi differenti con un solo cavo e un solo alimentatore.
 
Analisti ed esperti rimangono scettici, perché per Apple il vantaggio di mantenere il controllo sul connettore proprietario utilizzato sui propri dispositivi è allettante. D’altro canto, però, ci sono pressioni esterne difficili da trascurare: l’unificazione di cavi e connettori è un pallino di lunga data per la Commissione Europea, che dal 2009 spinge per l’adozione di USB-Micro su tutti i dispositivi portatili.

Apple non ha mai ceduto, ma l’ultima risoluzione in merito - datata marzo 2014 - costringe l’azienda ad adeguarsi entro il 2017. L’introduzione di USB Type-C, la cui superiorità rispetto al datato standard micro-USB è lampante, cambia le carte in tavola per tutti. Il nuovo connettore è la soluzione che potrebbe fare felici sia il legislatore che le grandi aziende, Apple in testa, per altro con vantaggi non trascurabili per tutti gli utenti.

Via lastampa.it

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