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Solida trimestrale di Apple grazie agli iPhone

Balzo della domanda di iPhone e Mac, in attesa del lancio di iPhone 6. Ma le vendite di iPad continuano a deludere











Apple archivia il secondo trimestre, registrando un incremento del 12% dei profitti a quota 7.75 miliardi di dollari, grazie a un balzo della domanda di iPhone e Mac. Si attestano a 35.2 milioni gli iPhone venduti, lievemente sotto le aspettative, e a 4.4 milioni i Mac; invece le vendite di iPad continuano a deludere. In generale si tratta di una solida trimestrale, coronata da una crescita del 13% degli iPhone e del 18% dei Mac, il che ha reso possibile l’incremento del 6% del fatturato a quota 37.4 miliardi di dollari. Le vendite di iPad calano del 9% per il secondo trimestre consecutivo a 13.3 milioni di unità. I tablet sentono la concorrenza dei phablet, gli smartphone ibridi ad ampio schermo. Ma in Cina gli iPad si sono impennati del 51% e in India del 45%: il rallentamento avviene solo nei mercati maturi. Apple spera che l’accordo con iBM spinga le vendite di iPad in azienda.
Gli iPhone rappresentano più della metà del fatturato di Apple: gli iPhone 6 con display da 4.7 e 5.5 pollici sarebbero già in cantiere e, secondo il Wall Street Journal, Apple avrebbe ordinato da 70 a 80 milioni di unità di big screen per i nuovi iPhone.
Solida trimestrale di Apple, aspettando iPhone 6

Il titolo di Apple ha guadagnato il 18% quest’anno e il 55% negli ultimi 12 mesi: ferve ottimismo sulla nuova gama di prodotti in arrivo, dall’iPhone a schermo più ampio agli iWatch, il primo dispositivo con la mela morsicata di wearable tech (la tecnologia da indossare), oltre a un upgrade della set-top-box Apple Tv.
Gli account iTunes di Apple sono saliti da 575 milioni a 800 milioni (dati di aprile). Apple sembra meno sensibile alla pressione sulla fascia alta, mentre continua a mancare l’obiettivo del low-end. E gli iPad sentono invece il fiato sul collo dei phablet: ma ora, sposando i big screen, Apple spera di recuperare. iPhone non ha perso il suo tocco magico e ora punta sull’upgrade autunnale per trainare le vendite natalizie.
La Cina si conferma il secondo mercato dopo gli USA: le vendite degli iPhone sono salite del 48% grazie all’accordo con China Mobile; le vendite di Mac sono cresciute del 39%, quelle di iPad hanno messo a segno un balzo del 51%.
ISI Group sottolinea quanto la trimestrale di Apple sia dipendente dagli iPhone: gli smartphone generano più del 70% dei profitti. L’anno scorso le vendite di iPhone hanno totalizzato 91.3 miliardi di dollari di fatturato, più dei ricavi messi insieme di Google, Facebook, Twitter, LinkedIn e Tesla Motors. I Mac ormai rappresentano solo il 15% del fatturato di Apple. Gli iPod sono crollati del 36% a 2,9 milioni di unità.
La fortuna del colosso guidato dal Ceo Tim Cook si basa sugli iPhone. I big screen dovrebbero incontrare il favore del mercato, visto che solo in Cina, secondo Forrester Research, circa il 40% dei dispositivi mobili venduto è costituito de davice Android con display oltre i 5 pollici.
Morgan Stanley ha messo sotto la lente le stime sulla Wearble tech: se Apple vendesse 30 milioni di iWatch nei primi 12 mesi, metterebbe a segno 9 miliardi di dollari di fatturato, il 5% dei 171 miliardi di dollari di ricavi di Apple nel 2013.
L’azienda di Cupertino ha compiuto 29 acquisizioni nel corso del 2013. Apple detiene 164.5 miliardi di dollari in contanti e investimenti a breve termine. Il margine lordo di Apple è salito dal 36.9% al 39.4% (era il 47.4% a inizio 2012).
I punti deboli della trimestrale di Apple? Apple dipende eccessivamente da iPhone ed è troppo sbilanciata sulle vendite cinesi. La crescita del 28% del fatturato in Cina si traduce in un incremento del 6% dei ricavi. La competizione coi vendor cinesi però diventa più aggressiva, e poco importa che per ora morda solo le vendite di Samsung nell’arena Android. La robusta e sorprendente iniezione di fiducia cinese non basta: Apple deve a tornare a sorprendere nei mercati maturi come Usa ed Europa. Il titolo di Apple è scivolato dello 0.8% negli scambi after-hours.
 
 

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