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"Mi piace quello che vedi tu" Instagram e i suoi fratellini

L'emozione: ecco perché Facebook ha speso un miliardo di dollari per acquisire il programma di condivisione fotografica in rete da oltre 25 milioni di utenti. Ma accanto al software del momento ce ne sono tanti altri. Con un pubblico di appassionati destinato a crescere



PERCHE' Facebook ha sborsato un miliardo di dollari 1 per comprare Instagram? Semplice: perché la sorprendente company di San Francisco fa - molto bene - quello che il gigante di Zuckerberg non è stato capace di fare al meglio, ovvero condividere immagini dai dispositivi mobili. E potenzialmente rappresentava un problema. Proprio così, il social network più grande del pianeta con i suoi 850 milioni di utenti fa tante cose, ma ha un peccato originale con il quale evidentemente sta facendo i conti: è nato per la condivisione via desktop, così si è sviluppato e così ha imposto la sua legge. Ma è altrettanto indiscutibile che il suo software per smartphone e tablet non verrà certo ricordato come una killer application. Il tutto accade mentre aziende più giovani e snelle scelgono di non competere col moloch dei social network ma di provare a svelarne il suo tallone d'achille. Riempiendo spazi non occupati adeguatamente. Quello della condivisione via mobile, appunto. Una scelta dalla straordinaria forza propulsiva, se si pensa che Instagram in poco più di un anno e mezzo ha messo insieme una comunità di oltre 25 milioni di utenti.

"Mi piace ciò che vedono i tuoi occhi". Una comunità non solo virtuale, va detto, visto che molti utenti si ritrovano anche fuori dalla rete: nel mondo si contano oltre 230 gruppi di Instagramers (o Igers) e in Italia sono circa 25 mila. A unirli è l'elemento che accomuna anche tutti i "fratellini" di Instagram: l'emozione. Tutti insieme, chi più e chi meno, si muovono su di una piattaforma costruita proprio su questo stato d'animo. I suoi utenti la usano come usano anche Facebook ma con un qualcosa in più: la amano. "Mi piace quello che hanno visto i tuoi occhi", ovvero "voglio fare amicizia sulla base delle foto che vengono condivise". Insomma, su Instagram si percepisce chiaro un carico emozionale aggiuntivo. Il tutto con l'immediatezza di Twitter. Guarda un po', quello che a Facebook manca.

Instagram e i suoi fratelli. Accanto al programma acquistato da Facebook ce ne sono altri nati anche loro per dare forme e colori alle passioni della rete. Pinterest su tutti, che l'anno scorso si è preso il premio di miglior stat-up dell'anno ai Chrunchies Award: una moltitudine di bacheca fatte di bytes, laddove si condividono sia le foto proprie che quelle pescate in rete. E si commentano, ci si intreccia, si stringono relazioni. Un successo da 11 milioni passa di utenti. Negli Usa ha scavalcato Google+ e si appresta ad impensierire Twitter. Un'idea molto simile è quella eleborata da Tumblr, una piattaforma che consente di creare un tumblelog, ovvero blog più stringato che però sa offrire qualche cosa in più in chiave multimediale. La sua app - sia per iOS che per Android - consente di creare bacheche pubbliche o private. Molto simile a Pinterest è Pinspire, mentre Chill si propone come rete sociale in cui condividere video. È un esercito di apps: PicYou, che proprio da Instagram è stata scalzata; Picplz, che impazza su Android, Pixlr-o-matic che vanta una grande disponibilità degli effetti di foto ritocco. E poi Hipstamatic per iPhone che ti fa rivivere gli effetti simulando le varie pellicole e macchine fotografiche. Uno spasso per gli appassionati del vintage. Per chiudere Lightbox, Molome (per i sistemi Nokia Symbian), Streamzoo e EyeEm. Sono tante, sono piccole. Ma cresceranno.

Via repubblica.it

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