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I pagamenti del futuro?Con smartphone e tablet
















Denaro contante e carte di credito? Anticaglia del passato. Entro il 2020 al loro posto subentreranno smartphone e tablet, utilizzati come mezzi per effettuare pagamenti su Internet o direttamente nei negozi. La pensano così molti esperti di tecnologia ed utenti statunitensi intervistati dai ricercatori del Pew Research Center e della Elon University. Nel nuovo studio “The future of money in a mobile age”, che raccoglie i risultati di un sondaggio mirato ad un campione selezionato, il 65% delle 1.021 persone interpellate condivide la previsione di una larga diffusione, segnatamente nei paesi più avanzati, dei dispositivi mobili intelligenti adottati per realizzare acquisti e transazioni finanziarie.

"Così tante persone sono già abituate a pagare un caffè con una carta di credito che la sua sostituzione col cellulare è soltanto un piccolo passo successivo", sostiene John Pike, direttore di GlobalSecurity.org, la cui dichiarazione è inserita nel documento insieme a quelle di numerosi docenti, dirigenti e consulenti qualificati.

Negli Stati Uniti la trasformazione degli smartphone in strumenti di pagamento è un dato di fatto. Secondo una indagine di comScore chi è in possesso di un cellulare nel 38% dei casi usa il telefonino per effettuare acquisti sia di beni digitali (musica, e-book o film), sia di articoli di abbigliamento o biglietti. In una precedente ricerca di Pew è emerso che un cittadino americano su dieci invia contributi per donazioni mediante sms e che oltre un terzo dei proprietari di smartphone accede via telefono cellulare ai servizi bancari online per operazioni di pagamento di bollette o di controllo dei conti mentre circa il 46% ha scaricato e comprato un'applicazione mobile.

Società finanziarie e aziende del settore tecnologico hanno cercato di sfruttare questo trend per collegare i dispositivi mobili al grosso giro di affari delle vendite al dettaglio. La conseguenza è stata il rapido sviluppo di infrastrutture e strumenti che consentono una maggiore affidabilità e sicurezza degli acquisti mediante cellulare.

Diverse sono le soluzioni create per abilitare pagamenti o trasferimenti di denaro via mobile. Alcune permettono versamenti con carta di credito da parte dei clienti con un lettore o card reader applicabile a smartphone e tablet come nel caso di Square e GoPayment. Altre modalità facilitano passaggi di denaro da persona a persona attraverso device mobili sia mediante contatto fisico tra apparecchi, vedi Bump, sia tramite scambio di credenziali elettroniche come numero di telefono e indirizzo e-mail. Nel 2011 Google ha lanciato sul mercato Google Wallet in collaborazione con Citibank e MasterCard. Si tratta di un sistema basato sulla tecnologia Near Field Communication (NFC) che permette, una volta memorizzate le informazioni di pagamento sull'infrastruttura cloud, di realizzare acquisti semplicemente avvicinando il cellulare ad un'apparecchiatura situata presso il punto vendita del commerciante affiliato al circuito. In questo modo il cellulare diventa un portafoglio elettronico autorizzato e predisposto per il normale shopping.

Di pari passo un consorzio comprendente Verizon, AT&T, T-Mobile, Visa, American Express, Discover e MasterCard ha annunciato entro il 2012 l'avvio del progetto ISIS dotato di analoghe caratteristiche. I fautori più entusiasti dell'offerta “mobile wallet”, giudicata più semplice e conveniente per i consumatori, credono che possa trainare il processo d'innovazione fino al rimpiazzo definitivo di carte di credito e contante. Tuttavia, nel rapporto si evidenziano anche le opinioni critiche e i fattori in grado di limitare il successo dei servizi di pagamento mobili. Tra i contrari, il 35% degli intervistati, sono in tanti, come Peter J. McCann ingegnere presso Futurewei Technologies, a citare ragioni di sicurezza mettendo in luce la vulnerabilità potenziale della tecnologia NFC agli attacchi dei pirati informatici. Vari analisti sollevano inoltre dubbi sul fatto che nel mondo sviluppato le imprese interessate possano rinunciare al business delle carte di credito mentre altri sottolineano le preccupazioni sulla privacy e il desiderio di conservare l'anonimato nelle transazioni.

Via lastampa.it

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