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Pagamenti via cellulare, entro tre anni saranno tre miliardi di euro
















ROMA
La prossima battaglia tecnologica potrebbe riguardare i pagamenti via cellulare. Da strumenti per comunicare a borsellini elettronici, gli smartphone genereranno in Italia, nei prossimi tre anni, un transato di oltre 3 miliardi di euro. La stima arriva da uno studio realizzato da Open Gate Italia per la Fondazione Ugo Bordoni, che spiega le potenzialità di questo nuovo canale per saldare caffè e giornale con un semplice sms, oppure avvicinando il telefono a un lettore dotato di tecnologia Nfc (Near field communication).

Un mercato che potrebbe essere favorito sia dal via libera da parte della Banca d’Italia, il 30 luglio scorso, di un provvedimento che abilita i gestori telefonici ai micropagamenti, sia dalla diffusione degli smartphone proprio nel nostro Paese. Pagamenti elettronici che, nel loro complesso, permetterebbero sempre tra tre anni di far emergere dal sommerso qualcosa come 20 miliardi di euro, avendo in più come effetto una riduzione del costo di gestione del contante di altri 3 miliardi di euro. In questo contesto telco, istituti finanziari ed esercenti rappresentano i principali attori presenti nell’ecosistema dei pagamenti in mobilità.

Con una schiera di alleati-concorrenti che potrebbero in realtà sfilargli di mano il business: i famosi over-the-top come Google, Facebook e Twitter che posseggono i dati personali degli utenti forse di più e meglio degli operatori telefonici, tradizionali «fatturatori» la nostra vita mobile, a partire dalla bolletta.

«Per avviare il mercato del mobile payment in Italia ed evitare di intraprendere azioni tardive rispetto agli over-the-top - racconta Laura Rovizzi, amministratore delegato di Open Gate Italia - è necessario creare un luogo di incontro in cui diversi soggetti possano coniugare le proprie aspettative ed esigenze in un’ottica collaborativa da parte di tutti».

In realtà nel nostro Paese esistono già oltre un centinaio di servizi legati ai pagamenti mobili. Uno dei più recenti si chiama M-Pay ed è stato avviato l’estate scorsa dai gestori telefonici (Tim, Vodafone, Wind, 3 Italia, Fastweb e Poste Mobile). Si tratta di una piattaforma condivisa per l’erogazione di contenuti e servizi digitali acquistabili attraverso il credito telefonico. Ma ci sono anche i primi esperimenti fatti dall’Atm, l’azienda di trasporti di Milano, in collaborazione con Telecom Italia.

In particolare, il sistema di pagamento previsto prevedeva l’acquisto dell’abbonamento da remoto attraverso PayPal e la successiva validazione con un cellulare dotato di tecnologia Nfc.

Oltre i cellulari, c’è anche PayPass di Mastercard, una carta che permette di effettuare il pagamento semplicemente avvicinandola al lettore, ma anche la collaborazione tra CartaSi e Buongiorno per i micropagamenti di beni digitali (dalle news al videogiochi), con un massimo di spesa di 15 euro a transazione.

Il problema sarà, però, far «parlare» tutti gli attori in gioco: «In questo senso è urgente promuovere un ecosistema di sistemi di pagamento innovativi - sostiene Alessandro Luciano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni - anche perchè i potenziali benefici per il sistema-Paese, in termini di emersione del sommerso e riduzione del costo del contante, non riescono ad esprimersi pienamente poichè i principali attori del mercato, bancari e telefonici, restano ancora a guardare».

Via lastampa.it

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