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Sms, addio. Apple con iMessage apre la sfida agli operatori di telefonia
















Perché pagare venti centesimi a Sms, quando si può avere lo stesso servizio gratis? È la domanda che si faranno molti utenti di iPhone, una volta che Apple avrà lanciato ufficialmente, pare mercoledì questo, la funzione iMessage del nuovo sistema operativo mobile iPhone 5.

Con iMessage, i possessori dello smartphone di Cupertino si potranno inviare messaggi di testo, foto e contenuti audio e video attraverso la connessione dati, senza costi aggiuntivi. Lo stesso servizio di cui possono usufruire gli utenti Blackberry, attraverso il Messenger della casa canadese - diventato celebre anche per i non iniziati per essere stato uno dei principali canali attraverso cui sono stati organizzati i recenti tumulti di Londra – ma con qualche sfizioso gadget in più.

Il costo degli Sms, del resto, rappresenta un'anomalia sempre più intollerabile. Quello che ai carrier, i grandi operatori di telecomunicazioni costa quasi zero, per i clienti si trasforma in dieci, quindici centesimi e oltre a botta. L'Italia, su questo fronte continua a essere uno dei più cari Paesi europei, malgrado le molte tariffe promozionali che però spesso sembrano fatte apposta per indurre in confusione e togliere da una parte quello che apportano con l'altra.

Siamo ancora molto lontani dai prezzi di altre nazioni: da quelli della Danimarca, per esempio, dove un messaggino cosa appena tre centesimi. E c'è chi sta peggio: negli Usa si pagano in media venti centesimi di dollaro, non solo per inviare un messaggio, ma anche se ci si limita a riceverlo. Secondo quanto dichiarato dall'esperto di telecomunicazioni Craig Moffet al New York Times, ogni anno negli Stati Uniti vengono spediti due trilioni di messaggi di testo, il che si traduce in 20 miliardi di dollari di fatturato per i grandi operatori. Quella che era nata come una funzione aggiuntiva del traffico vocale, è diventata col tempo un'importante voce di bilancio: per Verizon, uno dei maggiori carrier americani, rappresenta il 12 % dei ricavi.

La mossa di Apple, che presto potrebbe essere seguita da analoghe iniziative di Samsung e Google, potrebbe andare dunque a incidere pesantamente sui portafogli delle grandi società di telecomunicazioni. Anche Microsoft, dopo l'acquisizione, qualche mese fa, di Skype, e il più recente acquisto del prodotto di messaggistica Group Me, sembra avviata a integrare nei prossimi telefonini con sistema operativo Windows Phone un sistema per scambiarsi Sms gratuiti da utente a utente.

Non è la prima volta che Apple minaccia direttamente il business dei grandi carrier. Lo scorso anno fece scalpore un progetto di Cupertino che prevedeva nei suoi iPhone la presenza di una scheda Sim non associata ad alcun operatore: in questo modo Apple avrebbe avuto un rapporto diretto col consumatore, tagliando fuori le telco. Progetto poi abortito, perché i carrier minacciarono di non accollarsi più il costo degli iPhone che danno in comodato agli utenti in cambio di un contratto biennale.

Questa volta però non si vede di quali ritorsioni possano minacciare la società del compianto Jobs; è più probabile che si rivalgano sull'utente finale per la perdita di un po' di incassi da Sms, e, visto che iMessage e simili sfruttano il traffico dati, aumentino i costi dei piani per navigare su Internet da cellulare.

Via lastampa.it

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