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''Prodotti già pronti" Ecco il tesoro di Jobs

















Un «pacchetto» per quattro anni e 76 miliardi di cash Il funerale si sarebbe già svolto ieri in forma privata

E adesso? Al quartier generale della Apple di Cupertino la vita sembra scorrere normale, a parte il memoriale dei tributi a Steve Jobs che continua ad ingrandirsi. Il funerale si sarebbe svolto ieri in gran segreto, e in attesa di sapere se ci sarà il saluto pubblico promesso dal nuovo ceo Tim Cook, i dipendenti si chiedono se la compagnia avrà un futuro, senza il suo ispiratore. Apple si lancerà nel settore televisivo, come annuncia il New York Times, oppure si salverà grazie al «tesoretto» di nuovi prodotti miracolosi, già pronti per il lancio nei prossimi quattro anni, che Jobs aveva progettato e lasciato in eredità?

Nonostante qualche flessione in borsa negli ultimi giorni, l’azienda è solida. Da quando Jobs era tornato a fare il ceo - era la fine del 1997 - al giorno in cui ha lasciato la carica - il 24 agosto scorso - il valore delle azioni è aumentato del 6802%. Apple, oltre a giocarsi con Exxon il titolo di compagnia di maggior valore al mondo, ha in cassa oltre 76 miliardi di dollari in contanti e quindi per gli analisti è al sicuro per almeno due anni.

La squadra per la successione era definita da tempo. Cook è il nuovo ceo, Scott Forstall si occupa dello sviluppo del software per gli apparecchi mobile, Eddy Cue gestisce il software internet e i servizi e Phil Schiller il marketing. L’uomo chiave però è soprattutto Jonathan Ive, il quarantaquattrenne inglese a capo del design, che secondo le battute dei colleghi «condivideva con Steve anche il cervello». Resterà alla Apple? Continuerà ad avere la libertà che gli concedeva Jobs di creare prodotti più belli, anche se più costosi? Cook non ha fatto una grande figura, quando martedì ha presentato il nuovo iPhone 4S, e la delusione per questo prodotto ha contribuito alla flessione in borsa.

I rivali come Microsoft, Google, Samsung e Amazon sono pronti ad approfittare di qualunque segno di debolezza. E proveranno ad invadere il campo di Apple nella telefonia, vedi Android di Google e i nuovi progetti di Bill Gates, e nei tablet, basti pensare all’alternativa economica dell’iPad lanciata da Amazon.

Per reagire, secondo il New York Times, Cupertino starebbe pensando di buttarsi seriamente nel settore televisivo. Finora Apple Tv non ha funzionato perché Jobs la considerava un hobby, ma le potenzialità sono enormi per uno strumento che dia agli utenti la possibilità di combinare internet e televisione. Il problema è che i produttori temono che si ripeta il successo avuto dall’iPod nella musica e che il prezzo dei loro contenuti scenda, finendo per irritare anche i distributori via cavo.

A parte questo, Jobs avrebbe comunque lasciato un tesoretto di nuovi prodotti segreti, che dovrebbero alimentare Apple almeno fino al 2015. Si tratta come minimo dello sviluppo del progetto iCloud, pensato per condensare in un solo luogo l’intero patrimonio digitale di ogni persona. E l’iPhone 5, che dovrebbe rivoluzionare ancora la telefonia tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013. Poi gli aggiornamenti di iPod, iPad e MacBook. Steve aveva ottenuto anche il via libera per costruire una nuova sede modello nave spaziale, in un parco vicino a quella attuale, per i 12 mila dipendendi dell’azienda.

Un altro progetto a cui teneva molto per garantire la sua eredità intellettuale era la Apple University, che sta cominciando a funzionare. La guida l’ex preside della Business School di Yale, Joel Podolny, con lo scopo di allevare i futuri leader della compagnia ed insegnare loro a pensare come Jobs. I segreti del successo individuati da Steve, che la sua università dovrà inculcare negli studenti, sono questi: affidabilità, attenzione ai dettagli, perfezionismo, semplicità e segretezza.

Proprio l’ultimo punto, e la determinazione di Jobs a mantenere il controllo assoluto dei suoi prodotti, gli ha attirato un addio al veleno dalla comunità degli hacker e dei movimenti open source. Richard Stallman, capo della Free Sotware Foundation, lo ha salutato così: «Sono contento che se ne sia andato. È la fine della sua influenza maligna sul mondo del software. Steve Jobs, il pioniere del computer inteso come prigione resa cool, progettato per separare gli stolti dalla propria libertà, è morto». Poi ha solo parzialmente corretto: «Come il sindaco di Chicago, Harold Washington, disse del corrotto precedente sindaco Daley, non sono felice che sia morto, ma sono felice che se ne sia andato». È l’antica disputa che Jobs aveva avuto anche con il suo amico e co-fondatore della Apple, Steve Wozniak, che veniva dal background dell’etica hacker e avrebbe voluto prodotti più aperti alla manipolazione degli utenti. Jobs disse no e vinse, ora i suoi successori dovranno riuscire a combattere la stessa battaglia.

Via  lastampa.it

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