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Ecco la biografia autorizzata di Jobs

Il libro di Isaacson in uscita il 24 ottobre





















"A Steve non piace passare il tempo a esaminare disegni complessi. Vuole vedere i modelli, vuole 'sentirli'": ecco un frammento della testimonianza di Jonathan Ive, il motore creativo della Apple, una delle tante raccolte da Walter Isaacson, 59 anni, attuale direttore dell'Aspen Institute, ex presidente di Cnn e giornalista del Time, che hanno contribuito a raccontare il geniale e visionario guru della Silicon Valley nella biografia 'Steve Jobs', in uscita in tutto il mondo il 24 ottobre. E' un libro molto atteso da tempo perché e l'unica biografia autorizzata da Jobs che ha permesso ad Isaacson più di quaranta colloqui personali e più di cento interviste a familiari, amici, rivali e colleghi. Il tutto raccolto in 600 pagine. In Italia il libro è pubblicato da Arnoldo Mondadori (negli Stati Uniti da Simon & Schuster che ha deciso di anticipare l'uscita dal 21 novembre al 24 ottobre) e costa 20 euro. In copertina c'é una delle più celebri foto in bianco e nero di Steve Jobs, quella messa dal sito della Apple, il giorno della sua morte, il 5 ottobre 2011. "Quando era in salute e si recava in ufficio, quasi ogni giorno Jobs pranzava insieme ad Ive, per poi passare il pomeriggio in giro per lo studio. Appena entrato dava un'occhiata ai tavoli, seguiva il flusso dei prodotti lungo il loro percorso, saggiava la loro consonanza con l'indirizzo strategico della Apple e toccava con mano l'evoluzione del design di ciascuno di essi. In genere i due erano soli", racconta Isaacson nel libro, portando non a caso l'attenzione su Ive, che secondo molti raccoglie l'eredità visionaria di Steve Jobs. Nel libro Isaacson descrive anche la fucina delle idee Apple il luogo dove si è realizzata per 15 anni la sinergia tra Ive e Jobs e sono nate tante creature come l'iPod, l'iPhone e l'iPad: "Uno spoglio ambiente industriale, con un arredo grigio metallo. Dall'esterno le foglie degli alberi proiettano sulle finestre scure mutevoli giochi d'ombra e luce. In sottofondo musica techno e jazz". Ovviamente, lo studio di design situato nel campus Apple "é protetto da vetri scuri e da una massiccia porta blindata ben serrata. L'accesso è proibito alla maggior parte dei dipendenti Apple".
La particolarità di questa biografia, non è solo la ricchezza del contenuto e delle testimonianze ma il fatto che Steve Jobs, notoriamente pignolo, perfezionista e maniaco del controllo, non abbia imposto nessun vincolo sul testo né preteso di leggerlo prima della pubblicazione. E non ha posto alcun filtro, incoraggiando anzi i suoi conoscenti, familiari e rivali a raccontare onestamente tutta la verità. Lui stesso parla candidamente e talvolta in maniera brutale, dei colleghi, degli amici e dei nemici, i quali, a loro volta, ne svelano le passioni, il perfezionismo, la maestria, la magia diabolica e l'ossessione per il controllo che hanno caratterizzato il suo approccio al business e i geniali prodotti che ha creato. Lo stesso Ive, che viveva in simbiosi con lui "ha provato una certa irritazione - scrive Isaacson - per la tendenza di Jobs ad accaparrarsi meriti eccessivi, un atteggiamento che negli anni ha infastidito diversi colleghi". "Steve - ha raccontato Ive al giornalista - è capace di passare in rassegna le mie idee e sentenziare: questa non va, questa non è granché, questa mi piace. Poi, quando sei in riunione, lo senti parlare di quell'idea come se fosse sua. Io presto un'attenzione maniacale alla fonte di un'idea. Le annoto persino, le mie idee. Perciò quando lui si prende il merito di uno dei miei progetti la cosa mi dà fastidio". Ive ammette però che le idee che provengono da lui e dal suo team "sarebbero state completamente irrilevanti e non avrebbero portato da nessuna parte, se non ci fosse stato Steve a spronarci, a lavorare con noi e a superare tutti gli ostacoli che si opponevano alla trasformazione di quelle idee in prodotti". Il libro è stato voluto dallo stesso Jobs, lo ha raccontato di recente Isaacson sul Time, per lasciare un ricordo ai suoi figli. "Volevo che i miei ragazzi mi conoscessero - ha detto il papà della Apple -. Non sono stato sempre presente. Volevo che sapessero perché e che capissero cosa ho fatto". Ed è un libro che va letto come il testamento intellettuale e spirituale che Steve Jobs lascia al mondo intero.

Via ansa.it

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