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Google-Motorola, i brevetti la vera preda della maxiacquisizione

Le cause legali minacciano il sistema operativo Android

L’ultima battaglia per conquistare il mercato della telefonia mobile non si combatte sul piano dell’innovazione ma su quello della proprietà intellettuale. Nascoste in ogni cellulare ci sono infatti pagine e pagine di accordi legali, note, codici, accordi, licenze; sull’iPhone, ad esempio, la lista è lunga quanto tutti i testi dell’edizione de La Stampa che state leggendo.

Si può brevettare di tutto, dal design dell'apparecchio al colore della scatola, dalla forma dell'antenna alla posizione del microfono. Apple è stata citata in giudizio perché i suoi MacBook Air si avviano in pochi secondi: una sconosciuta azienda americana sostiene di avere il copyright su questa caratteristica. Sono a volte pretese infondate, eppure, com’è successo la scorsa settimana a Samsung le conseguenze possono essere devastanti: il tablet della casa coreana è stato infatti ritirato dalla vendita in Europa su ordinanza di un tribunale tedesco, che ha ritenuto fondate le accuse di Apple.

Qual è il brevetto che il Galaxy Tab 10.1 avrebbe violato? Nessuno in particolare, solo «imita troppo da vicino l'aspetto e il funzionamento dell'iPad»; da ieri il divieto è stato revocato, ma il giudizio è ancora in sospeso. Nel turbolento mondo della telefonia, Google è arrivata da nemmeno quattro anni e il suo impatto è stato dirompente: oggi il sistema operativo Android è adoperato da oltre 150 milioni di smartphone e tablet, cui ogni giorno se ne aggiungono altri 550 mila. È libero e utilizzabile da tutti i produttori, però è assai debole dal punto di vista del copyright, e infatti è al centro di diverse questioni legali. Perfino Motorola stava valutando la possibilità di far pagare royalties a Google, prima dell’acquisizione annunciata due giorni fa. Ma, con un improvviso capovolgimento di prospettiva, è stato proprio Larry Page, amministratore delegato di Google, ad annunciare che il ricchissimo portafoglio di brevetti Motorola (17 mila già registrati, altri 7000 in attesa di concessione) sarà impiegato «per difendere Android».

E cita i due nemici più potenti, Apple e Microsoft, per una volta alleati in un’asta da 4,5 miliardi di dollari che ha loro garantito il consistente pacchetto brevetti di Nortel. Quella di Microsoft è una vicenda paradossale: in una sorta di contrappasso col mondo dei computer, dov’è ancora ampiamente monopolista, il sistema operativo di Redmond copre appena il 2 per cento del mercato mobile. E più che da Windows Mobile 7, i guadagni di Microsoft arrivano dalle licenze per i brevetti usati nei terminali Android. Un altro aspetto importante dell’operazione di Ferragosto è il controllo diretto sull'hardware da parte di Google, secondo un modello di integrazione già sperimentato da Apple, prima con i computer, poi con iPod, iPhone e iPad.

Steve Jobs non ha mai concesso in licenza ad altri il suo software, mentre Page tiene a precisare che il sistema operativo rimarrà a disposizione di tutti i produttori (attualmente sono 39). Samsung, Sony Ericsson, Htc e Lg sottolineano concordi «l’impegno profuso da Google» per rafforzare Android, anche se è ovvio che le nuove versioni saranno testate prima sui cellulari e tablet Motorola, poi sugli altri. A rimetterci certamente saranno i produttori che hanno scelto sistemi diversi da Android, come Hp o Blackberry (la canadese Rim di recente ha tagliato duemila posti di lavoro).

Per Windows la strada è in salita, tuttavia la situazione potrebbe cambiare fra qualche mese, quando saranno in commercio i primi apparecchi frutto dell’accordo con Nokia. Apple presenterà il nuovo smartphone in autunno; nel breve termine la mossa di Google non cambierà i piani di Steve Jobs, ma in futuro il concorrente più temibile dell'iPhone 5 potrebbe essere targato Motorola. E per batterlo non basterà un tribunale: serviranno idee nuove.


Via lastampa.it

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