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Diffamazione su Twitter: in Malesia si inaugura la legge del contrappasso














Chi di Twitter ferisce... Il vecchio proverbio su come le conseguenze dei propri misfatti ricadano prima o poi sull'autore degli stessi, si attaglia perfettamente alla vicenda di Fahmi Fadzil, “scrittore e performer” malese, come si definisce sul suo blog che, dopo aver postato sul network del fringuello un messaggio offensivo nei confronti della rivista Female Magazine, dove è impiegata la sua compagna, è stato costretto, come uno scolaretto dispettoso, a scusarsi 100 volte sulla lavagna telematica di Twitter.

I post dovranno essere pubblicati a intervalli regolari, nell'arco di tre giorni, sul profilo di Fadzil sul network di microblogging: a ciascun tweet è associato un numero progressivo; al momento in cui scriviamo è stato appena pubblicato il cinquantasettesimo dei cento previsti. Il testo è sempre lo stesso: “ho diffamato BluInc Media & Female Magazine. I miei tweet sul loro trattamento delle risorse umane erano falsi. Ritiro perciò tali parole e me ne scuso”.

Fadzil si era lamentato di presunti maltrattamenti subiti sul posto di lavoro dalla sua ragazza dopo che questa era rimasta incinta. Accortosi quasi subito di aver fatto una gaffe, aveva cercato di scusarsi con un messaggio conciliante rivolto alla BluInc Media, che edita il magazine; gli ingranaggi legali della casa editrice si erano però ormai già messi in moto e per l'incauto diffamatore si profilava la prospettiva di una grossa multa.

Per sua fortuna, le parti si sono però accordate sostituire la sanzione con l'originale pena alternativa, sicuramente molto più lieve sul piano economico, e di sicuro impatto dal punto di vista pubblicitario, come testimonia il fatto che di questa storia stanno parlando i giornali di tutto il mondo e che l'account @fahmi_fadzil è passato in poche ore dall'avere 4.200 follower, a quasi mille in più.

Al di là dei risvolti pubblicitari, la vicenda è significativa perché si tratta della prima condanna in assoluto da scontare attraverso Twitter, il che rapparesenta un'ulteriore conferma dell'importanza assunta dal sito fondato da Jack Dorsey e soci, sempre più spesso al centro di controversie di tipo giuridico ed economico. In Inghilterra è in pieno svolgimento  la battaglia legale sulle super ingiunzioni i provvedimenti dei tribunali con cui i Vip possono impedire che venga data pubblicità alle loro scappatelle o ai loro guai con la giustizia.

Quello che non è consentito rivelare ai media tradizionali viene però divulgato attraverso Twitter che sembra per il momento immune da controlli e censure. Entrambe le vicende, quella malese e quella britannica, pur diverse nelle modalità e negli sviluppi, riguardano temi chiave come la libertà di espressione in Rete e le conseguenze legali delle azioni effettuate nel cyberspazio.

Finora, i tentativi da parte delle autorità di contrastare gli eccessi verbali su Internet sono risultati poco efficaci, e le contromisure previste inadeguate rispetto ai tempi. Chissà che la vicenda di Fadzil non costituisca uno spartiacque, segnando l'inizio di una stagione“creativa” e 2.0 di applicazione del diritto su Internet.

Fonte lastampa.it

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